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Legenda

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  Un milione di euro al giorno: la condanna della Corte di Giustizia alla Polonia

1. Le ragioni dell’ordinanza: la violazione del principio dell’indipendenza

La Corte di Giustizia UE ha condannato la Polonia a pagare una penalità di un milione al giorno fino a quando continuerà ad applicare la riforma della giustizia entrata in vigore nel 2020.
Il problema che emerge dalla riforma polacca è la violazione del principio dell’indipendenza dei giudici (art.19 TUE e art. 47 CDFUE).

Cosa si intende per principio di indipendenza a livello europeo?

Il principio di indipendenza – come ha affermato la Corte – è un principio fondamentale che rientra nella nozione di Stato di diritto. E il rispetto dello Stato di diritto è uno dei valori fondavi dell’Unione (art. 2 TUE) che devono essere necessariamente rispettati per poter aderire all’Unione (art. 49 TUE).

L’indipendenza del potere giudiziario rappresenta una garanzia per gli altri principi che fondano la democrazia, e in particolare il principio della separazione dei poteri, quello di legalità e la tutela delle libertà e dell’uguaglianza.

Il motivo è semplice: se il potere giudiziario dipende dagli altri poteri non è più in grado di difendere i diritti dei cittadini né di applicare liberamente il diritto dell’Unione europea.

Per questo motivo ogni giudice deve essere indipendente.
Il principio di indipendenza ha due dimensioni: una interna, intesa come imparzialità, equidistanza dalle parti della controversia, e una esterna, che presuppone che il giudice eserciti le sue funzioni in piena autonomia, senza essere soggetto ad alcun vincolo gerarchico o di subordinazione che influenzi la sua decisione.

 

2. La riforma polacca

La riforma polacca del febbraio 2020 mette in discussione il principio di indipendenza della magistratura perché, fra l’altro, a) impedisce ai tribunali polacchi di applicare direttamente alcune disposizioni del diritto dell’Unione; b) prevede un organismo disciplinare che vigila sui giudici e prende decisioni sul loro operato. Queste decisioni comprendono la revoca dell’immunità dei giudici per avviare un procedimento penale contro di loro; la sospensione temporanea dall’incarico; la riduzione del loro stipendio.

3. Il ricordo per inadempimento

Nell’aprile 2021 la Commissione europea ha presentato un ricorso per inadempimento contro la Polonia davanti alla Corte di giustizia.
Ricordiamo brevemente in cosa consiste un ricorso per inadempimento. Se invece si desidera proseguire con la notizia, passare direttamente al paragrafo 4.

  • Il ricorso, chiamato anche procedura di infrazione, è disciplinato dagli artt. 258 e 259 TFUE e costituisce uno strumento indispensabile per garantire il rispetto e l’effettività del diritto dell’Unione.
  • La decisione di avviare una procedura di infrazione è di competenza esclusiva della Commissione, che la esercita discrezionalmente.
  • Quando la Commissione europea rileva la violazione di una norma UE, procede all’invio di una “lettera di messa in mora“, concedendo allo Stato un termine di due mesi entro il quale presentare le proprie osservazioni.
  • Se lo Stato membro non risponde nel termine indicato, oppure fornisce alla Commissione risposte non soddisfacenti, quest’ultima può emettere un parere motivato sull’inadempimento e diffida lo Stato a porvi fine entro un dato termine.
  • Nel caso in cui lo Stato membro non si adegui al parere motivato, la Commissione può presentare ricorso per inadempimento davanti alla Corte di Giustizia delle Comunità Europee contro lo Stato in questione.
  • Si conclude così la fase del cosiddetto “precontenzioso” ed inizia la fase contenziosa, cioè la fase diretta ad ottenere dalla Corte l’accertamento formale, mediante sentenza, dell’inosservanza da parte dello Stato di uno degli obblighi imposti dall’Unione. Lo Stato è tenuto a conformarsi a quanto previsto dalla sentenza della Corte. Ma se non lo fa?

Se la Commissione ritiene che lo Stato non si sia conformato alla sentenza della Corte, avvia una procedura ex art. 260 TFUE.
In questo caso, ciò che viene contestato allo Stato è un inadempimento ulteriore e autonomo, che consiste proprio nel non aver dato esecuzione alla sentenza.

4. Il percorso che ha portato alla condanna della Polonia

Il 14 luglio 2021 la Corte di giustizia ha emesso un’ordinanza (C-204/21 R, Commissione c. Polonia) per chiedere alla Polonia di sospendere alcune parti della riforma, in attesa che la Corte si pronunciasse sul merito del ricorso per inadempimento. In particolare, la Sezione disciplinare avrebbe dovuto immediatamente cessare le sue attività.

La Polonia, però, non lo ha fatto.
La Commissione allora ha chiesto di condannare la Polonia al pagamento di una penalità giornaliera per indurla a osservare gli obblighi dell’ordinanza. E così arriviamo alla notizia cui siamo partiti: la Corte ha ordinato alla Polonia di versare alla Commissione una penalità di un milione di euro al giorno, fino a quando non si conformerà agli obblighi previsti dall’ordinanza del 14 luglio 2021 o, in mancanza, fino alla pronuncia della sentenza definitiva.

5. La dimensione politica del conflitto

La dimensione politica del conflitto è divenuta evidente il 19 ottobre nel dibattito del Parlamento europeo sul tema “La crisi dello stato di diritto in Polonia e il primato del diritto dell’UE“.

In questa occasione si è assistito a una discussione animata fra la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, e il Primo ministro polacco Mateusz Morawiecki.
Ursula von der Leyen ha messo in guardia la Polonia con parole molto decise, avanzando la possibilità di penalizzala rispetto all’uso dei fondi europei. Il Primo ministro ha risposto che è sua intenzione abolire la Sezione disciplinare, ma ha contestato l’atteggiamento della Commissione, confermando i rapporti di tensione fra Polonia e Unione europea.

 

Attività

Impariamo a leggere le norme europee.
Nell’articolo troverete alcuni riferimenti normativi presenti nel TUE (Trattato sull’Unione europea), nel TFUE (Trattato sul funzionamento dell’Unione europea) e nella CDFUE (Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea).
Cercate le disposizioni indicate, leggetele ad alta voce, sottolineate gli elementi della singola norma che ritenete più significativi e provate a commentarla con l’aiuto dell’insegnate (per esempio: cosa ci dice la disposizione? Prescrive un obbligo? Se sì, nei confronti di chi? Esprime un principio generale? Se sì, quale?).

 

Fonti per approfondire:

 

Riferimenti nei testi Zanichelli:

  • Monti-Faenza, Res publica4ed, pp. 318 – 342
  • Ronchetti, Diritto e legislazione turistica 4ed, vol. 2, pp. 366-394
  • Ronchetti, Diritto ed economia politica4ed, vol. 3, pp. 420-431

 

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