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Legenda

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  Via libera del Consiglio dei ministri alle nuove norme sulle concessioni balneari

Il Consiglio dei ministri ha approvato un emendamento al cosiddetto Ddl Concorrenza volto a modificare le regole relative alle concessioni balneari, ossia le concessioni del demanio marittimo per finalità turistico-ricreative. Erano decenni che si discuteva sulla necessità di uno stop alle proroghe dei rinnovi automatici di queste concessioni, che permettono al concessore di sfruttare economicamente il bene pubblico mediante lo svolgimento di attività economiche (es. stabilimenti balneari). Eppure, i vari Governi che si sono succeduti ne hanno sempre rinviato la trattazione.

Prima di entrare nel vivo del provvedimento – ancora in discussione in Parlamento – è utile fare una breve introduzione generale sulle concessioni demaniali.

Le spiagge rientrano nella categoria dei beni pubblici demaniali e, in particolare, del demanio marittimo, ossia quei beni individuati dal codice civile (art. 822 c.c.) che appartengono allo Stato.
Questi beni, sia pur con diverse modalità in base al tipo di bene in rilievo, vengono gestiti dallo Stato avendo sempre come finalità la loro amministrazione e gestione nella maniera più idonea a soddisfare gli interessi pubblici. Tra le modalità con cui vengono gestiti i beni demaniali rileva l’affidamento a soggetti privati tramite concessione.

Cosa si intende in genere per concessione?

La concessione consiste in un contratto che ha ad oggetto l’esecuzione di lavori (opere) o fornitura di servizi a fronte del diritto di gestire l’opera o il servizio in capo al gestore, che ricava un utile dalla riscossione dei canoni pagati dagli utenti per l’utilizzo dell’opera o servizio.
Il Codice dei contratti pubblici (d.lgs. n. 56/2016) prevede una disciplina generale applicabile ai contratti di appalto e concessione che hanno ad oggetto l’acquisizione di servizi, forniture e opere. Manca però una disciplina specifica sulle concessioni di beni pubblici, quali appunto le spiagge.

Il tema delle concessioni balneari per finalità turistico-ricreative è piuttosto complesso: non solo per l’evoluzione normativa frammentaria del diritto nazionale, ma anche per l’influsso del diritto dell’Unione Europea sul nostro ordinamento giuridico.

Questo tipo di concessioni è stato caratterizzato per lunghissimo tempo dal ricorso a proroghe automatiche e a canoni bassissimi. Il risultato è che le spiagge – o meglio, gli stabilimenti balneari che si trovano sulle spiagge – sono appartenuti e continuano ad appartenere alle stesse famiglie da generazioni, creando così una sorta di monopolio di fatto.

La direttiva Bolkestein

È fondamentale richiamare la direttiva Bolkestein o “Direttiva servizi” (recepita nell’ordinamento italiano con il d. lgs. n. 59/10), che ha sostanzialmente imposto agli ordinamenti nazionali di liberalizzare le concessioni pubbliche, favorendo così la concorrenza mediante l’utilizzo di procedure ad evidenza pubblica.

L’Italia, però, non si è uniformata alla direttiva comunitaria, e per questo è andata incontro all’avvio di procedure di infrazione da parte della Commissione Europea. Procedure interrotte da interventi legislativi parziali, che non hanno mai portato a una normativa pienamente in linea con il diritto dell’Unione Europea.

La giurisprudenza amministrativa, l’Autorità Garante della concorrenza e del mercato, fino alla Corte costituzionale hanno più volte segnalato l’incompatibilità del sistema delle concessioni balneari con i principi di libera iniziativa economica e ragionevolezza in primis, ma anche con i principi comunitari di libera concorrenza e libertà di circolazione.

Le due pronunce dell’Adunanza plenaria del Consiglio di Stato

Recentemente si sono aggiunte due pronunce dell’Adunanza plenaria del Consiglio di Stato, massimo organo della giustizia amministrativa (le numero 17 e 18 del 2021).
L’Adunanza Plenaria ha chiarito come la Direttiva Bolkestein si applichi anche al caso delle concessioni balneari, determinando l’esigenza di sottoporre la concessione a procedura di gara pubblica. Un punto importante, perché il legislatore italiano si era appellato all’incertezza in materia per giustificare la sua inerzia legislativa.
Inoltre, le leggi nazionali che dispongono la proroga automatica delle concessioni demaniali marittime per finalità turistico-ricreative sono in contrasto con il diritto comunitario e pertanto sono inefficaci.

Se l’ultima legge (n. 145 del 2018) aveva prorogato le concessioni balneari al 2033, in modo generalizzato, l’Adunanza Plenaria ha escluso l’esistenza del diritto degli attuali concessionari a proseguire il rapporto.
Infine, prendendo atto del significativo impatto socioeconomico che deriverebbe da una decadenza immediata di tutte le concessioni esistenti, ha fissato come termine finale di efficacia di tali concessioni balneari il 31 dicembre 2023, a prescindere dall’eventuale subentro di una disciplina legislativa in materia. Ciò significa sostanzialmente che dal primo gennaio 2024 le concessioni balneari verranno assegnate mediante gara pubblica.

L’intervento del Governo

In tale quadro si inserisce l’intervento governativo. La proposta di legge presentata in Parlamento si ispira ai principi di imparzialità, parità di trattamento, trasparenza, pubblicità.
È stata richiesta una delega al Parlamento per adottare entro 6 mesi dei decreti legislativi finalizzati a semplificare la disciplina sulle concessioni demaniali per finalità turistico-ricreative e promuoverne la libera concorrenza.
È quindi prevista l’individuazione di criteri trasparenti per la scelta del concessionario, l’indicazione della durata e dei possibili rinnovi della concessione, la previsione della trasparenza dei dati connessi alla procedura.
L’intenzione è quella di favorire l’accesso di micro e piccole imprese, ed enti del terzo settore.

Prevenendo le critiche degli attuali concessori (che si erano già opposti a questo tipo di misure), nel delineare i criteri – comunque imparziali – di scelta del concessore, si valorizzerà comunque l’esperienza tecnica e professionale già acquisita o anche l’aver utilizzato la concessione come prevalente fonte di reddito nei 5 anni precedenti alla gara.
Ad oggi, non ci resta che aspettare il testo definitivo, ancora mancante, per valutare come il legislatore sarà in grado di bilanciare gli opposti interessi coinvolti.

 

Attività

A casa
Dopo aver letto l’articolo, approfondite il tema delle gare pubbliche sul libro di testo.

In classe
Dividetevi in gruppi e rispondete alle seguenti domande. Successivamente discutetene in classe insieme all’insegnante:

  • per quale ragione dovrebbe preferirsi il procedimento dell’evidenza pubblica all’attuale sistema di rinnovo delle concessioni?
  • Considerando che ancora non c’è un testo definitivo, se doveste scrivere un bando pubblico per concessioni balneari, quali sarebbero i criteri di scelta del concessionario che inserireste e perché?

 

Fonti per approfondire:

 

Riferimenti nei testi Zanichelli:

  • Ronchetti, Diritto e legislazione turistica 4ed, vol.2, pp. 149-151
  • Monti, Per questi motivi, vol. 3, pp. 351-355.