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  Il tetto del contante: quali sono le motivazioni dell’inversione di rotta?

Le scadenze imminenti del nuovo Governo

Per lo scenario politico italiano, l’ottobre appena concluso è stato un mese di transizione e cambiamento. Dopo il voto delle elezioni parlamentari del 25 settembre, abbiamo assistito alla formazione dei nuovi gruppi parlamentari, al conferimento dell’incarico di Presidente del Consiglio dei Ministri a Giorgia Meloni (con la conseguente formazione del nuovo Governo), al voto di fiducia da parte della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica.

La maggioranza accordata dagli elettori alla coalizione di centro-destra si è quindi tradotta in un nuovo esecutivo che ha un chiaro indirizzo politico e che promette coesione e stabilità sulla realizzazione del proprio programma. Le sfide imminenti, le risposte più attese, sono quelle riguardanti l’area dell’economia:

  • Tante le scadenze, dall’approvazione della legge di bilancio per il 2023 agli aggiornamenti riguardanti il PNRR (se rimanere sulla linea tracciata dal Governo Draghi o intervenire con emendamenti), alla possibilità di ricorrere o meno allo scostamento di bilancio.
  • L’attuale crisi energetica, unita all’aumento straordinario dell’inflazione, richiede (e richiederà, avvicinandosi al prossimo inverno) interventi a sostegno delle famiglie e delle imprese. Nei prossimi mesi queste misure dovranno essere messe a fuoco, che si tratti di interventi sulla normativa fiscale, come l’introduzione della flat-tax sui redditi incrementali, o misure di assistenza, sulla scia dei decreti aiuti a sostegno del reddito.

 

L’innalzamento del tetto del contante

Al termine della prima settimana di Governo, il 27 ottobre, si è tenuto un vertice a 5 a Palazzo Chigi nel quale è stata discussa una delle prime misure: l’innalzamento del tetto limite per le operazioni in contante. La proposta, presentata dal vicepresidente dei deputati leghisti, Alberto Bagnai, vorrebbe riportare il limite alla soglia prevista nel 1991, anno in cui la norma fu introdotta per la prima volta, di 10.000 euro. La discussione del 27 ottobre ha ridimensionato l’ipotesi del rialzo, in attesa di approvazione, fino a 5.000 euro. Se consideriamo che l’attuale limite in vigore è di 2.000 euro e che sarebbe dovuto diminuire ancora a gennaio 2023 per arrivare a 1.000 euro, la misura rappresenta comunque un’inversione di tendenza.

 

In cosa consiste il tetto limite?

La normativa sul limite alle operazioni in denaro contante nasce nel 1991 nel tentativo di arginare e contrastare il fenomeno dell’economia sommersa, costituito dai pagamenti in nero, dall’evasione fiscale, dai fenomeni di corruzione e contrabbando nonché dei traffici illeciti. La posizione sfavorevole nei confronti dell’utilizzo del denaro contante ha naturalmente a che fare con la sua tracciabilità.

I contanti rappresentano la modalità di pagamento non tracciabile per eccellenza, circolando privi di causale. Inoltre, il denaro contante viene considerato anche meno sicuro rispetto alle sue alternative digitali (pensiamo alle possibilità di smarrimento e distruzione oltre che di furto o, addirittura, rapina).  Il limite per le operazioni economiche in contanti non riguarda la possibilità di effettuare prelievi dal proprio conto corrente o di circolare con somme maggiori di 2.000 euro. Il limite va applicato ad ogni operazione di scambio, che si tratti di vendita o di donazione, che riguardi professionisti o privati cittadini. Tutte le transazioni economiche superiori all’importo soglia devono essere effettuate con metodi di pagamento tracciabili pena il pagamento di sanzioni amministrative fino all’importo soglia previsto dalla legge.

Non si tratta, inoltre, di una misura isolata. Nel 2022 sono state previste nuove sanzioni per i commercianti (e in generale ogni professionista che abbia rapporti con clienti) non dotati di POS. Misure come il cashback di Stato, la “lotteria degli scontrini” e altre, impiegate in questi anni, avevano proprio lo scopo di disincentivare l’utilizzo della moneta fisica a favore di quella elettronica o digitale. Quali sono, allora, le ragioni a sostegno di questo cambio di rotta?

 

Le ragioni a favore

A favore dell’aumento della soglia limite, i partiti di centro-destra hanno addotto diverse motivazioni:

  • La privacy dei cittadini. Se è vero che la tracciabilità è uno strumento importante per permettere il controllo pubblico sui flussi commerciali e sulle transazioni, è anche vero che il rovescio della medaglia sarebbe a sfavore della privacy dei cittadini.
  • La mancanza di correlazione tra pagamenti in contanti ed evasione fiscale. Per i sostenitori della misura di rialzo, le statistiche non restituiscono evidenze che abbassando il tetto del denaro contante si riduca effettivamente l’evasione fiscale. Un’analisi del centro studi di Unimpresa che sostiene che il livello più alto di evasione fiscale nel nostro paese si è avuto proprio nel biennio tra il 2012 e il 2014, quando il Governo Monti abbassò il limite a 1.000 euro. C’è da dire che anche in quel caso le variabili coinvolte erano molteplici e l’economia italiana era ancora nel pieno della recessione post 2008.
  • Austria, Germania, Paesi bassi, Regno Unito e tanti altri paesi non hanno misure simili e ciononostante hanno una minore percentuale di sommerso e di evasione fiscale dell’Italia.
  • La moneta bancaria e i pagamenti digitali hanno un costo per i cittadini. Sebbene le cifre siano risibili, è vero che l’utilizzo della moneta elettronica comporta inevitabilmente dei costi per i consumatori e per i professionisti (il canone del conto corrente, le commissioni sui bonifici e sui pagamenti elettronici).
  • I pagamenti digitali necessitano di un costante ed efficiente accesso a internet.

 

Le ragioni contrarie

Chi si è già espresso in modo critico sulla misura, ribadisce le motivazioni che ne avevano sostenuto l’introduzione. Cioè:

  • A causa della mancanza di tracciabilità, il denaro contante è lo strumento di pagamento alla base di qualunque tipo di transazione illecita. Che si tratti di evadere il fisco, alleggerendo la dichiarazione dei redditi, omettendo l’emissione di scontrini e fatture, o di veri e propri scambi illeciti (dal traffico di stupefacenti ai casi di corruzione), accelerare il passaggio alla moneta digitale significa porre ostacoli all’illegalità. È
  • È vero che molti paesi, anche membri dell’Unione Europea, non hanno avuto bisogno di ricorrere a misure analoghe ai limiti di utilizzo. È anche vero che l’Italia ha un tasso di evasione fiscale più alto di questi paesi e questo dovrebbe essere sempre tenuto in considerazione nel confronto tra ordinamenti giuridici.
  • Non solo protezione degli interessi del fisco e delle entrate pubbliche. Il denaro contante viene utilizzato anche come corrispettivo per le prestazioni lavorative “in nero”. In questo senso, il passaggio verso forme di pagamento tracciabili finirebbe per favorire la stipula di contratti di lavoro nelle forme e modalità di legge, garantendo i diritti dei lavoratori, il versamento dei contributi previdenziali e il rispetto delle norme della contrattazione collettiva.

 

Attività

L’economia sommersa
Attività in classe. Cosa si intende per economia sommersa? Ogni anno gli osservatori economici, pubblici e non, stimano l’ammontare delle operazioni economiche non dichiarate o semplicemente nascoste. Nascoste allo Stato e dunque alla tassazione da parte del fisco, nascoste alla legge e dunque agli organi di giustizia. Con l’aiuto del docente, ricostruite insieme l’incidenza dell’economia sommersa sul PIL (Prodotto Interno Lordo) nazionale negli ultimi 10 anni. Che tipo di riflessioni siete in grado di fare? È possibile collegare i fenomeni di congiuntura economica e l’economia sommersa?

 

Fonti per approfondire:

 

Riferimenti nei testi Zanichelli:

  • Monti, Per Questi Motivi, Articolazione RIM, vol. 2, pp. 439-441
  • Monti, Per Questi Motivi, vol 3, pp. 181-183
  • Righi Bellotti, Il mondo dell’economia, p. 160-162
  • Righi Bellotti, Economia globale,pp. 168-170
  • Monti Faenza, Res Publica 4ed, vol. 2 pp. 390-392

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