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  La nuova proposta di legge della Commissione Europea sulle locazioni brevi

Di recente, il 7 novembre, la Commissione Europea ha presentato una proposta di legge – in particolare, un regolamento – sul settore delle locazioni brevi.
Per locazioni brevi si intendono i contratti di locazione di immobili ad uso abitativo di durata non superiore a trenta giorni, inclusi quelli che prevedono la prestazione dei servizi di fornitura di biancheria e di pulizia dei locali, stipulati da persone fisiche, al di fuori dell’esercizio di attività d’impresa, direttamente o tramite soggetti che esercitano attività di intermediazione immobiliare, anche   attraverso   la gestione di portali online (art. 4, d.l. n. 50/2017, conv. in l. n. 96/2017).

Il fenomeno è oramai largamente sviluppato nell’Unione Europea, rappresenta ¼ della capacità ricettiva di tutte l’Unione.
Per questa ragione, questa proposta intende aumentare la trasparenza nel settore, armonizzare le discipline dei vari Stati membri e aiutare le autorità pubbliche a garantire uno sviluppo equilibrato tra le attività degli affitti brevi e la sostenibilità del settore turistico.

In altri termini, l’intenzione legislativa è quella di migliorare il sistema di raccolta e di condivisione dei dati provenienti dai locatori e dalle piattaforme digitali (tra cui campeggia Airbnb) rispetto alle autorità pubbliche. Ciò anche al fine di fornire loro elementi per l’elaborazione di politiche efficaci nell’affrontare le sfide che questo fenomeno pone.

A tal proposito, per quanto il ricorso ai c.d. affitti brevi a prezzi competitivi rispetto alle strutture alberghiere – anche in virtù della diversa tassazione cui sono sottoposti – favorisca un aumento del numero dei turisti, c’è da domandarsi a che prezzo e se effettivamente abbia un impatto positivo sulle economie delle città.

Innanzitutto, determina un’inevitabile trasformazione dei centri città, tanto da spopolare il centro dai propri cittadini. Si realizzerebbe la c.d. ‘turistificazione’ del centro.
A questo si aggiunge poi la trasformazione delle attività commerciali in queste zone ad alta pressione turistica: da negozi di quartiere a ristoranti o attività a misura di turista. Tutto ciò impatta sulla qualità della vita dei cittadini, come ad esempio nella fruizione di alcuni servizi pubblici o nella mancanza di alloggi a prezzi accessibili.
Un esempio emblematico in Italia è dato da Venezia, in cui è stato raggiunto il record di minor numero di abitanti in centro, sotto la soglia dei 60.000.

Tornando alla proposta della Commissione Europea, a ogni locatore verrà riconosciuto un numero di registrazione unico, riconosciuto a livello europeo, in fase di registrazione sulla piattaforma digitale.
Le piattaforme online dovranno condividere, mensilmente, con le autorità pubbliche i dati relativi al numero di notti affittate e al numero di ospiti.
L’idea è quella di creare un sistema semplice, digitale e automatizzato – volto a ridurre la burocrazia negli Stati membri -, uniformando la raccolta e condivisione dei dati e garantendo la trasparenza sull’identificazione e sull’attività dei locatori.
La previsione di un numero di registrazione permetterà, da una parte, una più facile identificazione e controllabilità da parte delle autorità, e dall’altra anche un riutilizzo dei dati stessi a fini statici e di elaborazione di politiche turistiche.
L’iter legislativo ora prevede che questa proposta venga discussa, in vista della sua adozione da parte del Parlamento europeo e del Consiglio europeo.
In caso di esito positivo, gli Stati membri avranno 2 anni per poter prevedere e istituire i meccanismi necessari per lo scambio di dati.

Questa normativa va ad integrare:

  • il recentissimo regolamento europeo sui servizi digitali, entrato in vigore il 1° novembre 2022. Si tratta di una normativa fondamentale per garantire un ambiente digitale più sicuro per i consumatori e responsabile per le piattaforme digitali.
  • le norme della direttiva relativa alla cooperazione amministrativa nel settore fiscale, la quale stabilisce un sistema di cooperazione amministrativa sicura tra le autorità fiscali nazionali degli Stati membri dell’UE e definisce le regole e le procedure per lo scambio di informazioni a fini fiscali.

A livello nazionale, dietro l’impulso comunitario, Airbnb ha proposto una regolamentazione quadro degli affitti brevi. La misura sarebbe necessaria per tutelare i centri storici delle città d’arte, nelle quali si manifestano le problematiche evidenziate sopra.
Più in particolare, le misure specifiche proposte sarebbero:

  • registrazione nazionale obbligatoria, da parte dei locatori che dovranno esporre negli annunci il codice identificativo;
  • condivisione dei dati, con possibilità per le autorità di assumere decisioni informate e segnalare eventuali irregolarità;
  • mappatura, con l’identificazione dei quartieri a forte pressione turistica;
  • tutela della piccola proprietà privata, prevedendo misure più stringenti per le attività imprenditoriali e non per quei cittadini che affittano le seconde case, per far fronte all’emergenza economica.

 

Attività

Dopo aver letto l’articolo, aprite un dibattito in classe sul tema delle locazioni brevi e delle piattaforme digitali, tra cui Airbnb. Dividetevi in due gruppi: il primo argomenterà favore, mentre il secondo argomenterà contro. 

 

Fonti per approfondire:


Riferimenti nei testi Zanichelli:

  • Ronchetti, Diritto e legislazione turistica 4ed, vol. 1, pp. 339-343
  • Ronchetti, Diritto e legislazione turistica 5ed, vol. 1, pp. 337-341
  • Ronchetti, Diritto e legislazione turistica 4ed, vol. 2, pp. 388-390; 404-407
  • Ronchetti, Diritto e legislazione turistica 5ed, vol. 2, pp. 423-424; 438-442

 

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