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  ChatGPT ritorna disponibile in Italia: gli adempimenti promessi da OpenAI

È passato poco più di un mese da quando, tra lo stupore e la curiosità di molti, ChatGPT è diventato inaccessibile per gli utenti italiani. La sospensione temporanea del servizio è stata la risposta immediata di OpenAI, l’azienda californiana che ha sviluppato l’applicazione, al provvedimento del 30 marzo 2023 disposto dal Garante per la protezione dei dati personali italiano.

Il provvedimento aveva riscontrato una serie di violazioni del GDPR (il Regolamento Europeo 2016/679 in materia di trattamento dei dati personali) e successivamente formulato alcune richieste per adeguare il trattamento dei dati utilizzati dall’app agli standard nazionali e internazionali.

La crescente attenzione dei media e del dibattito pubblico nei confronti delle intelligenze artificiali generative ha portato alla costituzione di una apposita task force europea, costituita dal Comitato Europeo per la protezione dei dati, e concentrata proprio sulla creatura di OpenAI.

Prima di esaminare nel dettaglio le criticità sollevate dal Garante e le risposte dell’azienda californiana, facciamo un passo indietro.

Che cos’è ChatGPT?

ChatGPT è un servizio di assistente virtuale basato sull’intelligenza artificiale, sviluppato da OpenAI, che utilizza il modello di linguaggio GPT (Generative Pre-trained Transformer) per rispondere alle domande degli utenti in modo automatico e naturale.

Come dicevamo, si tratta di un servizio basato su Ai (artificial intelligence) generativa. Ciò significa che si basa su un algoritmo in grado di generare informazioni originali e inedite sulla base degli input forniti dagli utenti utilizzatori.  Per far sì che ChatGPT sia in grado di comprendere e generare risposte coerenti e pertinenti alle domande degli utenti, inoltre, il suo algoritmo viene costantemente “allenato” dagli utenti stessi, dai testi, dati e informazioni che utilizza e acquisisce.

GPT è solo uno dei modelli di intelligenza artificiale più utilizzati e avanzati disponibili attualmente. Altri, come il GAN (Generative Adversarial Network) o come il DALL-E (Discrete Automated Logic Language Encoder), sono utilizzati per generare immagini, suoni e video.

Se avete provato il servizio, sarete sicuramente rimasti meravigliati dalla velocità e dalla credibilità delle interazioni con ChatGPT. Ad ogni domanda, ChatGPT risponde in modo originale. Fin dalla prima versione disponibile al pubblico, il chatbot è diventato virale tra gli utenti, i media tradizionali e quelli digitali. Per via della sua utilità trasversale e della estrema semplicità di utilizzo: basta collegarsi, registrarsi sulla piattaforma e iniziare a scrivere. Il servizio ChatGPT viene utilizzato per una vasta gamma di scopi, come la ricerca di informazioni, l’assistenza alla clientela, la formazione e l’educazione, e molto altro ancora.

La crescita costante dei suoi utenti, ha permesso all’applicazione di OpenAI di dimostrare la sua affidabilità e credibilità, tanto che Microsoft (che risulta anche tra gli investitori del progetto) ha di recente rilasciato le nuove versioni di Bing (il suo motore di ricerca, principale concorrente di Google) ed Edge (il suo web browser) che integrano l’Ai GPT per migliorare il servizio.

Quali sono le ragioni giuridiche del provvedimento del Garante?

Perché, dunque, il servizio è stato temporaneamente sospeso per gli utenti italiani? Se avete compreso di cosa sono capaci le Ai generative, avrete sicuramente intuito che tecnologie simili sollevano parecchie criticità dal punto di vista giuridico. Pensiamo per un attimo alla questione del diritto d’autore, del copyright.

  • A chi appartengono i testi generati da ChatGPT? Al proprietario dell’applicazione o all’utente “istruttore”?
  • Come e in che misura le informazioni che mette a disposizione degli utenti provengono da materiali coperti da diritto d’autore? Se chiedo a ChatGPT di raccontarmi nel dettaglio la trama e la storia di un libro sto violando la proprietà intellettuale dell’autore?
  • Cosa succede alle conversazioni e alle informazioni che gli utenti decidono di condividere con l’intelligenza artificiale?

Queste e altre questioni dovranno essere alla base di una normativa su cui la Commissione Europea lavora già da due anni.

Tornando al motivo dell’articolo, il Garante per la protezione dei dati personali aveva riscontrato una serie di violazioni del GDPR, in particolare:

  • Mancanza di trasparenza: le privacy policy di OpenAI non fornivano informazioni adeguate sulla raccolta e l’uso dei dati personali degli utenti. Inoltre, come comunicato dal Garante stesso, “nonostante – secondo i termini pubblicati da OpenAI – il servizio sia rivolto ai maggiori di 13 anni, l’Autorità evidenzia come l’assenza di qualsivoglia filtro per la verifica dell’età degli utenti esponga i minori a risposte assolutamente inidonee rispetto al loro grado di sviluppo e autoconsapevolezza.
  • Profilazione: la conservazione della cronologia delle conversazioni tra il chatbot e gli utenti potrebbe essere utilizzata per profilare gli stessi senza il loro consenso esplicito.
  • Trasferimento internazionale di dati: OpenAI avrebbe trasferito dati personali degli utenti italiani a paesi extra-UE senza garantire un livello di protezione adeguato degli stessi.
  • Violazioni di sicurezza dei dati: OpenAI non avrebbe adottato misure adeguate per proteggere i dati personali degli utenti da accessi non autorizzati o illeciti. Proprio di recente, ChatGPT aveva subito un data breach in cui alcuni utenti avevano avuto accesso ai dati degli abbonati alla piattaforma.

L’Autorità italiana aveva dunque formulato una serie di richieste all’azienda californiana, stabilendo una deadline al 30 di aprile per l’ottemperanza alle prime 7 richieste.

  1. L’adozione di un’informativa adeguata e accessibile a tutti, che spieghi le modalità del trattamento dei dati personali.
  2. La possibilità, per gli utenti, di esercitare il proprio diritto all’opposizione al trattamento dei propri dati personali condivisi con l’applicazione per l’addestramento della stessa.
  3. La possibilità, per gli utenti, di richiedere e ottenere la cancellazione dei propri dati personali dall’applicazione.
  4. L’inserimento di link all’informativa sulla privacy al momento della registrazione e del primo accesso all’applicazione.
  5. La modifica della base giuridica del trattamento dei dati personali nel rispetto del GDPR (il consenso o il legittimo interesse).
  6. L’integrazione, sul sito internet, di strumenti che facilitino l’esercizio del diritto di opposizione (di cui sopra).
  7. L’introduzione di un age gate che escluda, sulla base dell’età dichiarata, gli utenti minorenni dal servizio.

Il mancato adeguamento alle richieste del regolatore italiano avrebbe comportato una salata sanzione pecuniaria alternativamente di 20 milioni di euro o fino al 4% del fatturato globale annuo della compagnia.

OpenAI ha quindi deciso di sospendere il servizio nei confronti degli utenti italiani e di lavorare immediatamente alla soluzione delle criticità sollevate dall’Autorità. Il 28 Aprile 2023, il servizio è ritornato disponibile in Italia e il Garante ha rilasciato un comunicato che riassume le misure adottate da OpenAI riconoscendo “i passi avanti compiuti per coniugare il progresso tecnologico con il rispetto dei diritti delle persone”.

OpenAI ha soddisfatto una buona parte delle richieste sia per gli utenti italiani che per quelli europei ed extra-europei. Tra le criticità non ancora risolte vengono citati i sistemi di verifica dell’età e la realizzazione di una campagna di comunicazione che possa informare adeguatamente gli utenti sulla natura del servizio e le sue caratteristiche.

Quanto accaduto non è certamente un punto di arrivo: l’interlocuzione tra OpenAI e i regolatori europei è ancora lungi dall’essere conclusa e man mano che l’attività istruttoria della task force europea approfondirà la sua attività verranno affrontate molte altre criticità del servizio.

 

Attività

ChatGPT: è davvero così rivoluzionario?

Durante la lezione in classe, con la guida dell’insegnante, provate ad accedere a ChatGPT con la LIM. Ponete alcune domande di cultura generale, sui vostri interessi (musica, sport, letteratura, hobby e passioni). Dopo aver interagito collettivamente con il chatbot, ognuno di voi procede a valutarne le caratteristiche rispondendo, con un voto da 1 a 5, alle seguenti domande (il docente può aggiungerne o integrarle):

  • Le risposte date da ChatGPT erano corrette?
  • Il linguaggio utilizzato dall’applicazione era adatto a quanto richiesto?
  • Saresti stato in grado di accorgerti che le risposte di ChatGPT non provengono da un essere umano?

Dopo aver valutato commentate, sotto la guida dell’insegnante, i risultati attraverso un dibattito in classe.

 

Fonti per approfondire:

 

Riferimenti nei testi Zanichelli:

  • Monti, Per questi motivi, vol.1 – pp. 70-71
  • Ronchetti, Diritto e legislazione turistica 5ed, vol.1 – pp. 30-40
  • Ronchetti, Diritto ed economia politica 5ed, vol. 1 – pp. 30-40
  • Ronchetti, Diritto ed economia politica 5ed, vol. 3 – pp. 90-92

 

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