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  Social e lavoro: il rischio del licenziamento per chi denigra il datore di lavoro

La Corte di Cassazione si è di recente occupata di una delicata controversia tra un lavoratore, rappresentante sindacale dell’azienda, e il suo datore di lavoro (ordinanza n. 2023 del dicembre 2023).

Il dipendente è stato licenziato per aver pubblicato sulla bacheca di un Social Network alcuni commenti gravemente lesivi dell’immagine e del prestigio dell’azienda e dell’onorabilità di persone legate ad essa. Le affermazioni del lavoratore suggeriscono un clima torbido all’interno dell’azienda, con accenni a minacce e pressioni. Il licenziamento è avvenuto quindi per giusta causa, perché è stato ritenuto che le pubblicazioni del lavoratore superassero il limite del diritto di critica e di satira, rendendo impossibile la prosecuzione del rapporto di lavoro.
Il Giudice di primo grado aveva confermato il carattere diffamatorio delle azioni del lavoratore e il superamento dei limiti del diritto di critica nell’ambito delle relazioni sindacali.

La Corte di Cassazione ha confermato la decisione del Giudice di primo grado, sostenendo la validità della giusta causa del licenziamento. Pur riconoscendo il diritto di critica del lavoratore, la Corte ha sottolineato che tale diritto non consente al dipendente di ledere l’immagine del datore di lavoro facendo riferimento a fatti non oggettivamente certi e comprovati.

Nell’ordinanza in esame emerge la necessità di coordinare il diritto di critica con altri interessi di tutela costituzionale. Pertanto, sebbene il lavoratore sia garantito dagli artt. 21 e 39 della Costituzione, il diritto di critica deve bilanciarsi con il rispetto dei diritti e delle libertà altrui e la tutela della persona umana, garantita dall’art. 2 della Costituzione.

L’uso di espressioni “intrise di assai sgradevole volgarità” senza una seria finalità divulgativa e finalizzate unicamente a ledere il decoro e la reputazione dell’azienda e del suo fondatore, è un comportamento che supera i limiti della correttezza formale. Pertanto, secondo la Corte, l’attribuzione all’impresa o ai suoi dirigenti di qualità apertamente disonorevoli e di riferimenti denigratori non provati, comportano una legittima sanzione disciplinare.

In definitiva questa pronuncia permette di riflettere sul necessario equilibrio tra il diritto del lavoratore sindacalista alla critica e la necessità di evitare la diffamazione e l’ingiuria nei confronti dell’azienda e dei suoi rappresentanti. La libertà di espressione deve essere esercitata con responsabilità, rispettando i limiti imposti per la tutela della persona umana.

 

Attività

Lavoro di gruppo
Dividetevi in gruppi di 4-5 persone. Ogni gruppo immagini di essere un team di consulenti esperti di etica digitale, incaricato di sviluppare le linee guida per gli studenti della scuola sulla gestione responsabile delle comunicazioni online. Queste linee guida mirano a educare gli studenti sull’importanza di esprimersi in modo rispettoso e a evitare comportamenti inopportuni in rete.

  • Rifletti su come le indicazioni della Corte di Cassazione possano essere applicate nella gestione delle comunicazioni online degli studenti.
  • Proponi una serie di linee guida chiare e comprensibili per gli studenti riguardo alle comunicazioni online.
  • Immagina uno scenario in cui uno studente pubblica un commento controverso online. Descrivi come affronteresti la situazione applicando le linee guida stabilite.

 

Fonti per approfondire:

 

Riferimenti nei testi Zanichelli:

  • Monti-Faenza, Res publica 4ed, p. 145
  • Ronchetti, Diritto ed economia politica 5ed, vol. 2, pp. 344, 345, 346
  • Ronchetti, Diritto ed economia politica 5ed, vol. 3, pp. 118 – 119

 

 

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