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  Daniel Kahneman e l’economia comportamentale

Se doveste definire le scienze economiche e finanziare avvicinandole a materie affini quali utilizzereste?
Spesso siamo soliti accostare gli argomenti oggetto dell’economia ai modelli matematici, statistici, probabilistici.
Tuttavia le discipline economiche fanno parte delle scienze sociali. Le problematiche alla base dell’economia politica – il rapporto tra i beni limitati e i bisogni illimitati presenti in un sistema economico – richiedono riflessioni che riguardano profili giuridici, politici e sociali. Il comportamento degli operatori economici (imprese, famiglie e pubblica amministrazione) non sempre segue il tracciato razionale della massima efficacia ed efficienza, anzi, spesso individua obiettivi e motivazioni differenti.

Il 27 Marzo, è morto all’età di 90 anni Daniel Kahneman, psicologo israeliano e professore universitario a Princeton, vincitore del premio Nobel per l’economia nel 2002 per gli studi condotti, a partire dal 1968, con il collega Amos Tversky.

Kahneman viene considerato il padre dell’economia comportamentale, branca delle scienze economiche che nasce dall’integrazione delle discipline economiche e psicologiche. Le ricerche di Kahneman e Tversky hanno dimostrato che per comprendere le motivazioni dietro le decisioni economiche non è sufficiente l’utilizzo di modelli perfettamente razionali. Ciò accade poiché il comportamento umano è inevitabilmente influenzato da fattori psicologici e sociali. Lo studio di questi comportamenti, delle false credenze e dei meccanismi irrazionali che influenzano l’agire umano, è diventato uno strumento fondamentale nell’ambito del marketing così come in quello della regolamentazione dei mercati.

In questo articolo, ripercorriamo alcuni dei contributi più interessanti derivanti dalle ricerche dello studioso: il concetto di bias cognitivo e la prospect theory.

 

Pensieri lenti e veloci: il bias cognitivo

In “Pensieri lenti e veloci” (in inglese “Thinking, fast and slow“), un saggio edito nel 2011, Daniel Kahneman provò a costruire una mappa delle modalità (irrazionali) con cui le persone prendono le proprie decisioni.
Le sue ricerche dimostrano che la razionalità di queste decisioni è spesso minata dalla presenza di bias o euristiche, scorciatoie mentali che le persone utilizzano per semplificare i propri modelli decisionali e affidarsi a ragionamenti che spesso risultano distorti.

In ambito economico, le teorie sull’utilità dei beni economici ci spingono a immaginare un sistema in cui tutti gli operatori si muovono per cercare di ottenere la massima utilità possibile dati i mezzi a loro disposizione. Tuttavia, la necessità di “velocizzare” il pensiero e di ricorrere a meccanismi che permettano di semplificare le scelte, porta gli operatori ad affidarsi a modelli imperfetti, istintuali, e a basare su questi le proprie decisioni economiche.

Le ricerche di Kahneman hanno evidenziato una moltitudine di bias cognitivi. Ad esempio:

  • L’effetto alone: la mente umana tende a generalizzare le caratteristiche di un soggetto o di un oggetto affidandosi alla prima impressione o a quelle che considera istintivamente più rilevanti.
  • Il punto di ancoraggio: nel prendere le decisioni, le persone sono spesso influenzate dal primo dato che viene loro fornito, dato che tendono a prendere come punto di riferimento e che utilizzeranno per valutare in positivo o in negativo le informazioni seguenti. Ad esempio, immaginate di rivolgervi a un concessionario di automobili e che questi vi proponga un auto in vendita a 15.000 €. Anche se la vostra disponibilità è più limitata e sapete che il valore di mercato dell’auto è più basso, la proposta del venditore potrebbe influenzare la vostra percezione del valore reale del bene e portarvi a considerare una spesa maggiore, o ad accettare uno sconto sul prezzo.
  • I bias di conferma: tendiamo a selezionare maggiormente le informazioni che confermano le nostre credenze iniziali rispetto a quelle che le mettono in discussione o che ne mostrano le criticità.
  • L’overconfidence (eccesso di fiducia): un’eccessiva fiducia nelle proprie abilità e competenze può condurre a sottostimare i rischi derivanti dalle proprie azioni e a prendere decisioni in modo impulsivo.

Lo studio e la comprensione del modo in cui questi bias operano può aiutarci a riflettere sul modo in cui prendiamo le decisioni, nonché a smascherare alcuni meccanismi comunicativi diffusi sui social network e in ambito pubblicitario.

 

La Prospect Theory e l’economia finanziaria

Nel 1979, Kahneman e Tversky pubbicano “Prospect theory: un’analisi del processo decisionale in condizioni di rischio”.
Perdite e guadagni vengono considerati nello stesso modo? Questa la domanda di partenza del saggio. Secondo la Prospect Theory elaborata da Kahneman e Tversky, la mente umana tende a dare maggior peso alle perdite rispetto ai guadagni di valore equivalente. L’emotività spinge le persone a reagire in modo diverso di fronte alla prospettazione di un guadagno piuttosto che a quella di una perdita.

Immaginiamo di investire 10.000 € in azioni di una società e di osservare le successive oscillazioni nel prezzo delle stesse. Secondo la teoria, una perdita di 1.000 € nel valore delle azioni causerà un sentimento negativo maggiore rispetto al sentimento positivo che avrebbe causato un identico incremento di valore. La maggiore enfasi sulle perdite piuttosto che sui guadagni porta le persone a prendere decisioni irrazionali quando si tratta di valutare i propri investimenti, risparmi e consumi.

Queste considerazioni vennero successivamente riprese da Richard Tahler (altro premio nobel per l’economia) e Cass Sunstein per costruire la teoria della spinta gentile o dei nudges. L’idea è che i regolatori possano intervenire, nel rispetto della libertà che deve essere accordata agli operatori economici, con delle piccole “spinte”, in modo da correggere le imperfezioni irrazionali introdotte dai bias cognitivi e dai meccanismi psicologici ed emotivi.

 

Attività

I bias cognitivi e le nostre decisioni

Quante delle informazioni descritte nell’articolo risuonano con la tua esperienza personale? Fai una ricerca online per trovare un elenco completo dei bias cognitivi evidenziati da Kahneman e Tversky, poi rispondi alle seguenti domande:

  1. Di quali bias senti maggiormente l’influenza?
  2. Hai mai notato pubblicità che fanno leva sui bias cognitivi evidenziati da Kahneman?
  3. In che modo i nudges possono modificare le scelte dei consumatori?

Dopo aver risposto, condividi le tue riflessioni con compagne e compagni.

 

Fonti per approfondire:

 

Riferimenti nei testi Zanichelli:

  • Ronchetti, Economia e sostenibilità, 5^ anno, pp. 16-18

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