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  Il Parlamento Europeo ha approvato il nuovo Patto di Stabilità: la posizione dell’Italia

Il 23 Aprile il Parlamento Europeo ha approvato a maggioranza le nuove regole sul Patto di stabilità e crescita (PSC). Le regole sui vincoli di bilancio europei, sospese nel 2020 per sostenere gli Stati durante la pandemia globale da COVID-19, torneranno obbligatorie già nel 2024.  Dei contenuti del nuovo PSC avevamo già discusso qui, in occasione dell’intesa raggiunta in sede di Consiglio dell’UE.
Adesso che l’iter della riforma è completo, che conseguenze attendono il nostro Paese?

 

Che cosa prevede la riforma

L’Italia è tra i Paesi europei con il rapporto Debito Pubblico/Pil più alto (più del 140%) e rientrerebbe quindi tra gli Stati obbligati a diminuire il rapporto di almeno 1 punto percentuale l’anno.
Inoltre, gli Stati membri dovranno garantire la creazione di riserve: un cuscinetto fiscale pari all’1,5% del PIL da utilizzare in caso di violazione del vincolo del 3% per il disavanzo di bilancio.
Più che una modifica ai vincoli e ai paletti del Patto di stabilità e crescita, la riforma si concentra sui sistemi preventivi per evitare la crescita dell’indebitamento e sulle modalità di rientro dello stesso.

 

Che cosa non cambia

La riforma lascia inalterati i vincoli di Maastricht:

  • Gli Stati membri sono tenuti a rispettare il limite del 3% per la spesa in deficit;
  • gli Stati devono mantenere il rapporto tra debito pubblico e PIL entro il 60%.

Allo stato attuale, il rispetto di questi limiti è un miraggio per diversi paesi UE: Grecia, Francia, Spagna, Portogallo e Belgio, ad esempio, registrano rapporti superiori al 100% del PIL.

 

I principi ispiratori della riforma

Tra i principi ispiratori della riforma c’è l’idea di un accompagnamento realistico verso la riduzione del debito pubblico, senza che siano sacrificati gli investimenti essenziali ad assicurare la transizione digitale, la sostenibilità, l’istruzione ecc.
Attraverso la presentazione dei piani di spesa individuali, si cercherà di trattare ciascun caso secondo le sue specifiche esigenze, del Paese e dei suoi cittadini, in dialogo con la Commissione europea.
Entro il 30 settembre 2024, gli Stati dovranno presentare i propri piani a medio termine (4 o 7 anni) per ridurre l’indebitamento, indicando gli investimenti e le spese che consentiranno, nel tempo, di rispettare i vincoli di bilancio. Le tempistiche, insomma, saranno molto brevi.

 

Che cosa succede se non si rispettano i vincoli?

Gli Stati che non dovessero rispettare i vincoli di bilancio potrebbero essere destinatari di procedure di sorveglianza e sanzioni emesse dalla Commissione: l’esecutivo UE potrebbe quindi avviare una procedura di infrazione contro l’Italia nel caso in cui il nostro Paese non rispettasse le tempistiche previste dalla riforma.

  • Da un lato, alcuni temono che i tempi stretti previsti dalla riforma si traducano in tagli alla spesa pubblica e misure di austerità nella politica fiscale ed economica, con ricadute pesanti per i cittadini.
  • Dall’altro, uno dei pilastri della riforma è quello di permettere agli Stati europei di continuare a investire. Ad esempio, le spese nazionali sostenute per programmi di finanziamento dell’UE non saranno conteggiate anche se dovessero aumentare il deficit di bilancio.
  • Ancora, gli Stati con un debito pubblico particolarmente elevato (come il nostro) potranno intavolare un dialogo con la Commissione rispetto alle tempistiche e alle modalità di attuazione dei piani di spesa.

 

Attività

La riforma del PSC: ripercorrere le fasi

Con il voto del 23 Aprile termina l’iter di riforma del Patto di stabilità e crescita dell’Unione Europea. Il percorso della riforma ha attraversato diverse fasi, a partire dall’iniziativa da parte della Commissione europea fino alla prossima pubblicazione in Gazzetta ufficiale ed entrata in vigore. Quali sono state le tappe della riforma?
Fate una ricerca online e realizzate una breve presentazione che ripercorra le fasi della riforma, indicando date e organi UE coinvolti. Successivamente, integrate la presentazione con le scadenze future (ad esempio quella per la presentazione dei piani di spesa).

 

Fonti per approfondire:

 

Riferimenti nei testi Zanichelli:

  • Ronchetti, Diritto ed economia politica 5 ed, vol. 3, pp. 280-281 e 438-439
  • Monti, Per questi motivi, vol. 2 – pag. 397
  • Ronchetti, Relazioni internazionali, vol. 2, pag. 198-200
  • Ronchetti, Economia e sostenibilità, vol. 2, pag. 184-186

 

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