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  Elezioni del 25 settembre: com’è andata? I dati e la loro interpretazione

I numeri del voto

L’affluenza

Alle elezioni del 25 settembre 2022 hanno partecipato poco più del 60% degli aventi diritto (esattamente il 63,90%). Poco più di 6 italiani ogni 10 aventi diritto: si tratta del dato più basso della storia repubblicana.
Dalle prime elezioni politiche del 1948, che registrarono un’affluenza del 92% e fino al 1979, l’affluenza in Italia è sempre stata superiore al 90%. Il record d’affluenza è stato registrato alle elezioni del 1976 (93,39%).
Da lì in avanti l’affluenza è calata quasi ad ogni elezione (ad ogni nuova elezione, cioè, si registrava un record negativo), ma si è sempre mantenuta sopra l’80% fino al 2006. Nel 2008 si è scesi al 78,1%, nel 2013 al 75% e, infine, nel 2018 (le più recenti elezioni) il dato è calato al 72,94%.

Il 63,91% di affluenza delle elezioni del 2022, peraltro, non rappresenta il record negativo non solo in senso assoluto, ma anche in senso relativo: registrando un crollo di quasi 9 punti percentuali rispetto alle elezioni precedenti, rappresenta la più brusca discesa della storia.

I voti espressi

Le elezioni del 25 settembre si erano presentati, come sempre, moltissime liste. Alcune di queste si erano candidate da sole, altre invece raggruppate in coalizione con altre liste.

Le coalizioni più importanti erano due: quella di centro-destra (Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia e Noi Moderati), quella di centro-sinistra (PD, Sinistra-Verdi, Più Europa, Impegno Civico). Le più importanti liste ad essersi candidate da sole, invece, erano quelle del Movimento 5 Stelle e del Terzo Polo.

La coalizione di centro-destra, formata da Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia è stata quella più votata, ricevendo il 43,79% del totale voti espressi per l’elezione della Camera dei Deputati e il 44,02% di quelli espressi per l’elezione del Senato della Repubblica. Al suo interno la lista che ha ricevuto più voti è stata quella Fratelli d’Italia (che è stato la più votata in assoluto, con il 26% sia alla Camera che al Senato), seguita dalla Lega (8,87% alla Camera e 8,85% al Senato), Forza Italia (8,11% alla Camera e 8,27% al Senato) e infine da Noi Moderati (0,9% sia alla Camera che al Senato).

La coalizione di centro-sinistra, formata da Partito Democratico, Alleanza Sinistra-Verdi e Più Europa è stata la seconda più votata, ricevendo il 26,13% dei voti per la Camera dei Deputati e il 25,99% dei voti per il Senato della Repubblica.
Al suo interno il partito che ha ricevuto più voti è stato il Partito Democratico (19,07% alla Camera e 18,9% al Senato), seguito dall’Alleanza Sinistra-Verdi (3,63% alla Camera e 3,53% al Senato), Più Europa (2,83% alla Camera e 2,94% al Senato) e da Impegno Civico (0,6% alla Camera e 0,56% al Senato).

Il Movimento 5 Stelle è stata la terza lista più votata, ricevendo il 15,43% dei voti espressi per Camera e il 15,55% dei voti espressi per il Senato. Il Terzo polo, il 7,79% dei voti espressi alla Camera e il 7,73% dei voti espressi al Senato.

I seggi assegnati

Questi voti, trasformati in seggi secondo il meccanismo misto maggioritario e proporzionale (vedi ultimo numero), formeranno il nuovo Parlamento della Repubblica Italiana (XIX Legislatura).

La nuova Camera dei Deputati sarà formata da 400 deputati, di cui 235 della coalizione di centro-destra (118 deputati di Fratelli d’Italia, 65 della Lega, 45 di Forza Italia e 7 di Noi Moderati), 80 di centro-sinistra (65 del Partito Democratico, 12 della lista Sinistra-Verdi, 2 di + Europa, 1 di Impegno Civico), 51 del Movimento 5 Stelle, 21 del Terzo Polo e 13 di altre liste.

Il nuovo Senato della Repubblica sarà formato da 200 senatori, di cui 115 della coalizione di centro-destra (66 deputati di Fratelli d’Italia, 29 della Lega, 18 di Forza Italia e 2 di Noi Moderati), 41 di centro-sinistra (37 del Partito Democratico, 4 della lista Sinistra-Verdi), 28 del Movimento 5 Stelle, 9 del Terzo Polo e 7 di altre liste.

 

Interpretiamo i dati

Come ha funzionato il sistema elettorale? Due curiosità.

Una prima curiosità riguarda la distorsione tra voti espressi e seggi ottenuti dalle liste prodotta dalla parte maggioritaria del sistema elettorale.
Abbiamo visto, ad esempio, che alla Camera dei Deputati il centro-destra ha avuto poco meno del 44% dei voti, ma ha ottenuto il 59% dei seggi: questo significa che il sistema elettorale ha fornito un premio del 15% alla Camera.
Al Senato c’è stato un premio del 13%.
Il sistema elettorale, cioè, ha trasformato una minoranza (seppur molto consistente di voti) in una maggioranza netta di seggi.

Una distorsione simile tra voti e seggi ottenuti è avvenuta all’interno della coalizione di centro-destra. Sempre all’interno della Camera dei Deputati, ad esempio, Fratelli d’Italia con il 26% ha ottenuto 118 seggi, mentre Lega e Forza Italia insieme, avendo ottenuto circa il 17% dei voti (8,87% la Lega e 8,28% Forza Italia) si vedranno assegnare, cumulativamente, 110 seggi: una distanza ampia, di ben 10% di voti, ha prodotto, cioè, una differenza minima di 8 seggi. Questo dipende da come sono stati preventivamente assegnati i collegi uninominali e quindi da come i vincitori si divideranno tra i gruppi parlamentari. Lega e Forza Italia, infatti, hanno avuto molti più candidati propri nei collegi uninominali, nei quali sono confluiti, però, moltissimi voti di Fratelli d’Italia.

Un ultimo aspetto interessante del modo in cui ha funzionato il sistema elettorale riguarda i voti persi. Per il meccanismo delle soglie di sbarramento (all’1% per le liste coalizzate e al 3% per quelle non coalizzate) circa 1 milione 650.000 voti andranno persi: circa il 6% dei voti validamente espressi, che quindi si aggiunge alla percentuale, già altissima, di astensioni. Questo significa che la composizione dei seggi è stata determinata dal voto di meno del 60% degli aventi diritto al voto.

Alcuni esempi di voti persi:

  • ITALEXIT per l’Italia: con circa l’1,9% alla Camera e al Senato (534.579 di voti alla Camera e 515.294 al Senato).
  • UNIONE POPOLARE: con circa l’1,43% alla Camera (402.987 di voti) e l’1,3 al Senato (374.051 voti).

 

Quali conseguenze?

La composizione delle due Camere prodotta dalle elezioni consente senza dubbio alla maggioranza di centro-destra di contare sulla maggioranza relativa, necessaria per dare la fiducia a un Governo: disponendo di 235 deputati alla Camera (su un totale di 400 deputati) e su 113 senatori (su un totale di 200).

Il centro-destra avrebbe astrattamente anche il numero di parlamentari necessario per eleggere il Presidente della Repubblica. Tuttavia, il mandato di Mattarella scadrà dopo la fine della legislatura. Scongiurando scenari drammatici, perciò, eleggere il futuro Presidente sarà compito del prossimo Parlamento.

Un altro numero da tenere presente è quello della maggioranza dei 3/5 nel Parlamento in seduta comune: con cui si eleggono dieci componenti del Consiglio superiore della Magistratura e cinque giudici della Corte costituzionale (nel primo caso tale maggioranza è calcolata sui votanti, nel secondo sugli aventi diritto). In questo caso il centro-destra non ha i numeri necessari (ne servirebbero 360, il centro-destra si ferma a 348), ma potrebbe averli con il supporto di un solo gruppo parlamentare.

Il dato più interessante, però, è quello che riguarda le riforme costituzionali, per cui servono o i 2/3 di ciascuna Camera oppure la maggioranza assoluta, ma con la possibilità di richiedere un referendum popolare. Nel nuovo Parlamento il centro-destra non avrà la maggioranza dei 2/3 né alla Camera né al Senato: nella prima servirebbero 267 deputati; nel secondo ne servirebbero 134, (senza contare i senatori a vita). Il centro-destra avrebbe, dunque, solo i parlamentari necessari per approvare una riforma costituzionale con la maggioranza assoluta, ma in questo caso l’opposizione potrebbe richiedere il referendum.

 

Attività

Oltre alle coalizioni e alle liste di cui abbiamo parlato ce ne è un’altra, poco conosciuta, che in Sicilia è riuscita ad eleggere un deputato e una senatrice. Riesci a scoprire di quale lista si tratta?

 

Fonti per approfondire:

 

Riferimenti nei testi Zanichelli:

  • Ronchetti, Diritto ed economia politica 4ed., vol. 3, p. 130 s.; p. 135 s.
  • Ronchetti, Diritto ed economia politica 5ed., vol. 3, p. 138 s.; p. 131 s.
  • Monti-Faenza, Res publica 4ed., p. 249 • Faenza, Per Questi Motivi, Vol. 3, p. 116
  • Ronchetti, Diritto e legislazione turistica 4ed., vol. 2, p. 70 s.; p. 75 s.
  • Ronchetti, Diritto e legislazione turistica 5ed., vol. 2, p. 76 s.; p. 79 s.

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