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  L’inaugurazione della stagione turistica invernale è a rischio?

Nelle ultime settimane si sta molto discutendo sull’avvio della stagione turistica invernale e sulla possibile apertura degli impianti sciistici. Mentre il Ministero della Salute richiama alla prudenza, alla luce dei dati epidemiologici registrati, le Regioni auspicano di trovare un equilibrio che consenta un’apertura in tutta sicurezza.

Quanto appreso dalla stampa è piuttosto preoccupante per gli operatori del settore: il rischio della chiusura forzata degli impianti sciistici assesterebbe un duro colpo all’economia dell’intera filiera turistica montana. Settore che ricomprende non solo gli hotel ma anche i ristoranti, trasporti, scuole di sci.

La perdita si aggirerebbe a quasi 8,5 miliardi di euro, con una diminuzione del fatturato pari al 70% rispetto all’anno scorso. In totale, secondo quanto affermato dalla Presidente di Federturismo Confindustria Marina Lalli, intervenuta all’audizione sulla Legge di bilancio, il settore turistico avrebbe perso circa 70 miliardi di euro.
Circa 1/3 del fatturato della stagione viene peraltro realizzato nel periodo compreso tra l’8 dicembre e il 6 gennaio. Per cui, parlare di apertura degli impianti a metà gennaio rischia comunque di compromettere l’intera stagione turistica.

La Conferenza delle Regioni e delle Province autonome di Trento e Bolzano ha redatto delle linee guida sull’utilizzo degli impianti e comprensori sciistici da parte degli sciatori amatoriali, che passeranno ora al vaglio del Governo e del Comitato scientifico. È stato ribadito come sia necessario trovare un equilibrio per gestire in sicurezza l’avvio della stagione, pur sempre mettendo in primo piano la salute di sciatori e operatori.
Tra le misure proposte: nelle zone gialle e arancioni si potrà sciare indossando la mascherina obbligatoria; riduzione del 50% della capienza massima di funivie e cabinovie; numero limitato di skipass giornalieri, con acquisto online; chiusura degli impianti sciistici, per sciatori amatoriali, nelle zone rosse. Ad ogni modo si dovrà garantire il distanziamento di almeno 1 metro, nonché l’organizzazione e la gestione delle code da parte dell’autorità di sicurezza locale.

Questa linea di ‘rigore’ adottata per il momento dal Governo servirebbe ad evitare gli assembramenti della stagione estiva, scongiurando una possibile terza ondata a inizio 2021.
Nel caso in cui dovessero effettivamente tenersi chiusi gli impianti sciistici, per garantire la sopravvivenza di migliaia di imprese del settore, Confindustria auspica che i ristori vengano rafforzati e arrivino in tempi rapidi. Ma non solo. Si chiede anche l’apertura di tavoli di confronto, per giungere a delle soluzioni a lungo termine e non meramente emergenziali. Ai 245 milioni di euro stanziati con il Decreto Rilancio di luglio si vanno oggi a sommare i 380 milioni di euro predisposti dal Decreto Ristori agli operatori del turismo, agenzie viaggi e tour operator e ai 20 milioni di euro al sostegno delle guide e degli accompagnatori turistici.

Ancora aperto, invece, il dibattito a livello europeo.
L’Italia ha suggerito di mantenere chiusi gli impianti sciistici in tutto il territorio dell’UE durante le vacanze natalizie, per evitare che i cittadini trascorrano la settimana bianca fuori dall’Italia per poi portare il virus al rientro in patria, vanificando così gli effetti delle chiusure. La proposta ha già ricevuto il favore della Baviera e Francia, ma il dissenso dell’Austria.

 

Fonti per approfondire:

 

Riferimenti nei testi Zanichelli:

  • Ronchetti, Diritto e legislazione turistica 4ed, vol. 1, pp. 117; 148; 594 e ss.

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