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  Diffusione di frasi denigratorie su Internet: a quale giudice si può chiedere il risarcimento del danno? Risponde la Corte di Giustizia Ue

Introduzione

La sempre maggiore diffusione degli strumenti digitali aumenta anche la possibilità di pubblicare contenuti denigratori, lesivi della reputazione, dell’onore e della dignità delle persone fisiche e giuridiche.
Una notizia falsa pubblicata sul web, un post infamante pubblicato su un social network, un commento inappropriato su una chat di un gruppo Facebook o Whatsapp possono raggiungere facilmente un numero imprecisato di persone, con un effetto di “cassa di risonanza” potenzialmente enorme.

Per questo è importante che le vittime di contenuti lesivi abbiano a disposizione rimedi effettivi, che non includono solo la rimozione delle frasi denigratorie ma anche il risarcimento del danno.
La richiesta di risarcimento del danno pone, però, un tema molto importante:

quale è il giudice a cui si può fare questa richiesta di risarcimento? Se la diffusione del contenuto lesivo ha coinvolto una pluralità di Stati membri dell’Unione europea, qual è il giudice competente?

La Corte di Giustizia ha cercato di dare una risposta a questa domanda con la sentenza del 21 dicembre 2021, relativa alla causa C- 251/20.

I fatti di causa

Il caso coinvolge due società di distribuzione online di contenuti audiovisivi per adulti, la ceca Gtflix Tv e l’ungherese Dr. La prima ha accusato la seconda di aver diffuso frasi denigratorie nei suoi confronti su vari siti Internet.

Gtflix Tv si è rivolta ai giudici francesi per ottenere che Dr. cessasse ogni atto denigratorio nei suoi confronti e fosse condannata a pagare una somma simbolica a titolo di risarcimento del danno sia patrimoniale che morale subito da Gtflix Tv.
Tuttavia, i giudici francesi si sono dichiarati incompetenti a procedere su tali questioni, sia in primo grado che in appello.

La Corte di Cassazione francese ha chiesto il parere della Corte di giustizia europea.
In particolare, la Corte di Cassazione francese ha posto questa domanda.
Se un soggetto ritiene di aver subito un danno a causa della diffusione su Internet di frasi denigratorie, e decide di agire sia per ottenere la rettifica e la rimozione di quei contenuti, sia per ottenere il risarcimento dei danni morali ed economici, che cosa deve fare?

  • Può chiedere il risarcimento del danno ai giudici di ciascuno Stato membro nel cui territorio il contenuto messo in rete è, o è stato, accessibile

oppure

  • deve presentare la domanda di risarcimento solo davanti al giudice competente a ordinare la rettifica e la rimozione dei commenti denigratori?

A sostegno del punto a) c’era una precedente sentenza della Corte di Giustizia: la sentenza del 25 ottobre 2011, eDate Advertising e a. (C-509/09 e C-161/10, EU:C:2011:685, punti 51 e 52).
Ma anche a sostegno del punto b) c’era un precedente della Corte: la sentenza del 17 ottobre 2017, Bolagsupplysningen e Ilsjan (C-194/16, EU:C:2017:766, punto 48).

La decisione della Corte

La Corte Ue ha sposato la prima opzione: chi ritiene lesi i propri diritti a causa della diffusione di frasi denigratorie su Internet, può chiedere il risarcimento dinanzi ai giudici di ogni Stato membro nel cui territorio quei contenuti sono stati visibili, anche quando quei giudici non fossero competenti a conoscere della domanda di rettifica e rimozione del contenuto stesso.

La logica della soluzione è chiaramente a favore di colui che ha subito un danno. La Corte, infatti,  mette il soggetto leso nella condizione di poter richiedere il risarcimento ai giudici di qualunque Stato membro in cui il contenuto è stato diffuso.
L’unica condizione stabilita per riconoscere la competenza di un giudice a riconoscere un risarcimento è che il contenuto lesivo in questione sia accessibile, o lo sia stato, nel suo territorio.

 

Attività: impariamo a cercare e leggere la giurisprudenza della Corte di Giustizia!

 

Nell’articolo vengono citati due precedenti sentenze della Corte di Giustizia (i casi: eDate Advertising e a. C‑509/09 e C‑161/10, e Bolagsupplysningen e Ilsjan, C‑194/16).

Con l’aiuto dell’insegnante cercate in classe le sentenze sul sito della Corte di Giustizia nella Sezione “Ricerca una causa” e scaricatele.

Dividetevi in 6 gruppi – 3 per ogni sentenza – e leggete, riassumete ed esponete alla classe i precedenti orientamenti della Corte di Giustizia.
Provate poi ad elencare le differenze e le analogie tra le due precedenti sentenze e l’ultima pronuncia della Corte.

 

Fonti per approfondire:

Riferimenti nei testi Zanichelli:

  • Monti-Faenza, Res publica 4ed, pp. 41-47
  • Ronchetti, Diritto e legislazione turistica 4ed, vol. 2, pp. 284 – 292
  • Ronchetti, Diritto ed economia politica 4ed, vol. 3, pp. 196 -201

 

 

 

 

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