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  PPEP, SURE, MES, Recovery Fund, Eurobond: le parole sono importanti!

Dove eravamo rimasti: le misure più importanti adottate nel mese di marzo

Il 18 marzo la BCE si è mossa per prima, attraverso un programma di acquisto di titoli di debito pubblico e di obbligazioni private per un totale di 750 miliardi di Euro (Pandemic Emergency Purchase Programme – PEPP). Il programma prevede acquisti privi di condizionalità e non legati alle quote detenute da ciascuno Stato membro nell’azionariato della BCE. Si tratta di una misura di Quantitative Easing, uno strumento di politica monetaria con cui le Banche Centrali acquistano titoli di Stato e altre obbligazioni sul mercato. È strumento che consente di proteggere il sistema economico di un Paese dalle turbolenze dei mercati finanziari e che permette di aumentare la quantità di denaro a disposizione degli istituti di credito, che avranno così maggiore liquidità per concedere prestiti a privati e imprese. Si tratta di una misura già adottata dalla BCE per fronteggiare l’ultima grave crisi economica.

L’altro importante intervento è stato della Commissione Europea, che il 20 marzo scorso ha disposto l’adozione di un quadro derogatorio al divieto di aiuti di Stato previsto dai Trattati dell’UE. Si è deciso cioè derogare temporaneamente alla norma dei trattati (art. 107 TFUE) che stabilisce l’incompatibilità con il mercato interno degli aiuti concessi dagli Stati, cioè quelle risorse statali che, favorendo talune imprese o talune produzioni, falsino o minaccino di falsare la concorrenza.

Nel mese di marzo è stata anche disposta la sospensione dell’applicabilità del Patto di Stabilità e Crescita attraverso l’attivazione della “generale escape clause”. Si tratta di una misura di fondamentale importanza perché permette di percorrere la strada principale attraverso cui affrontare una crisi economica di questa portata, ossia ricorrere al debito pubblico statale. Una mossa vicina alla linea dettata da Mario Draghi due giorni dopo, in una lettera al “Financial Times” (per una sintesi dell’intervento di Draghi: https://online.scuola.zanichelli.it/ultimora/2020/04/02/lintervento-di-mario-draghi-sul-financial-times-in-cinque-punti/).

Cosa è successo nel mese di aprile

Il 2 aprile la Commissione ha avanzato una proposta di Regolamento per l’introduzione di SURE (Support to mitigate Unemployment Risks in an Emergency). Si tratta di uno strumento di contenimento dei rischi di disoccupazione dovuti all’emergenza legata al virus Covid-19 che consiste nell’emissione di prestiti agli Stati finanziati attraverso l’emissione di obbligazioni europee per coprire le spese a sostegno di misure a tutela dei lavoratori.

Il 9 Aprile si è svolta una riunione dell’eurogruppo. Ricordiamo che l’eurogruppo è l’organo informale che riunisce i 19 ministri dell’economia dei Paesi che aderiscono all’area euro. Il suo compito principale è quello di coordinare le politiche economiche dei Paesi dell’eurozona. Vi partecipano anche il commissario per gli affari economici e finanziari e il presidente della BCE. Solitamente si riunisce prima del Consiglio Economia e Finanza (il cosiddetto Ecofin).
Frutto della riunione dell’eurogruppo è stato un comunicato che ha avuto il merito di chiarire la portata del MES (punto 16 del comunicato). Il MES è un’organizzazione internazionale laterale all’Unione Europea, costituita cioè con un Trattato parallelo ma non incluso tra quelli istitutivi. Consiste in un fondo “salva-stati”, che nel 2012 ha sostituito il Fondo europeo di stabilità finanziaria (una società di diritto privato con sede in Lussemburgo).
Il MES è concepito per svolgere funzioni di assistenza nei confronti degli Stati dell’area euro che si trovino in una situazione di crisi economica congiunta alla difficoltà di accedere alle risorse del mercato finanziario. In buona sostanza consiste in un fondo formato con risorse degli Stati attraverso cui vengono concessi prestiti.
I prestiti vengono erogati solo su esplicita richiesta da parte dello Stato interessato e soprattutto sono soggetti a una rigida condizionalità.
Vale a dire: il prestito viene concesso previa approvazione di un memorandum d’intesa (MoU) che risulta in seguito ad una trattativa cui partecipano la Commissione europea, la BCE e il Fondo monetario internazionale. Quello che è stato fatto il 9 aprile è stato decidere di aprire, attraverso il MES, una nuova linea di credito in tutto diversa da quella prevista nei trattati, perché priva della caratteristica principale del MES: la condizionalità. Si tratta infatti di un prestito erogato senza condizioni a cui però si può accedere solo per finanziare misure di sostegno, diretto o indiretto, ai sistemi sanitari nazionali.

Arriviamo, a questo punto, al Recovery fund.
Il 23 aprile il Consiglio europeo ha dato mandato alla Commissione europea di elaborare una proposta di Recovery Fund da presentare entro il 6 maggio. Quello che si sa ad oggi è ancora poco, perché quasi tutto dipenderà dalla proposta che verrà formulata dalla Commissione.
I punti determinanti per chiarire la natura della misura saranno i seguenti:

  • quali saranno le modalità di finanziamento, e in particolare
  • quanta parte del fondo sarà finanziata con aumenti di bilancio UE e quanto invece tramite obbligazioni comuni (è evidente che se prevarrà il primo si riproporrà il problema per gli Stati che si dovranno indebitare per pagare il bilancio UE e su cui quindi il costo verrà infine scaricato);
  • se l’erogazione delle risorse avrà la forma di prestito o di sovvenzioni a fondo perduto.

E quindi, gli Eurobond?
Gli Eurobond sono stati per molte settimane l’oggetto dei desideri dell’Italia e di altri Stati dell’Europa meridionale.
Mettiamo un po’ di ordine.
Il bond è un’obbligazione, attraverso cui gli Stati chiedono soldi in prestito per finanziare le loro attività. I soldi vengono prestati da chi acquista i bond, e gli acquirenti possono essere fondi internazionali, banche ma anche piccoli risparmiatori che ricevono un interesse e che, alla scadenza del titolo, otterranno il rimborso.

Gli Eurobond sarebbero dunque obbligazioni di debito pubblico (bond, appunto) emesse e garantite in comune dagli Stati della zona euro. Il motivo per cui sono così desiderabili per l’Italia è che permetterebbero di attivare, a garanzia del proprio debito, una forma di responsabilità congiunta dei Paesi dell’Eurozona.

 

Fonti per approfondire:

Riferimenti nei testi Zanichelli:

  • Righi Bellotti – Selmi, Il mondo dell’economia, 2, pp. 299 – 316.
  • Righi Bellotti – Selmi, Economia globale 2 ed., vol. 2, pp. 310-319
  • Monti – Faenza, Res publica, 4ed, pp. 417

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