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  La Commissione annuncia una procedura di infrazione contro il Regno Unito: un divorzio sempre più difficile!

Dove ci eravamo lasciati?

In un precedente articolo avevamo ripercorso le tappe dell’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea, partendo dal referendum britannico del 23 giugno 2016 sino al 31 gennaio 2020, data in cui si è formalizzato un accordo di uscita sottoscritto dalla Commissione e ratificato dal Parlamento britannico.
Dal 31 gennaio 2020 il Regno Unito non è più parte dell’Unione Europea ed è iniziato a decorrere un periodo transitorio che si concluderà il 31 dicembre 2020 e che serve a concludere un accordo formale tra le parti.

Cosa è avvenuto nel frattempo?

Il 9 settembre 2020 il governo britannico, guidato da Boris Johnson, ha avanzato una proposta di legge sul mercato interno (Internal market Bill).
Tale legge, però, si pone in contrasto con l’accordo preso con l’Ue con particolare riferimento alle conclusioni a cui si era giunti sulla questione irlandese.

Cosa si intende per questione irlandese?

Il protocollo dell’Irlanda del Nord negoziato nell’ottobre 2019 è parte dell’accordo di recesso per l’uscita del Regno Unito dall’Ue.
In base a tale documento, si prevedeva il mantenimento di fatto dell’Irlanda del Nord nel mercato unico (mercato senza frontiere né barriere), fino a quando non fosse stato negoziato un accordo diverso tra Unione e Regno Unito.
Questa è stata la soluzione ritenuta più adeguata visto che l’uscita del Regno Unito comporta che l’Irlanda del Nord diviene un paese non Ue, in quanto parte del regno Unito, e, invece, la Repubblica d’Irlanda continua ad essere un paese membro dell’Unione Europea.
Sulla base di questo accordo l’Irlanda del Nord continua a far rispettare le norme doganali dell’Ue e a seguire le norme sugli standard di prodotto del mercato unico europeo. In questo modo saranno superflui i controlli sulle merci che viaggiano dall’Irlanda del Nord alla Repubblica d’Irlanda.
Gli obiettivi dell’accordo sono:

  • evitare una frontiera fisica tra l’Irlanda e l’Irlanda del Nord e tutela l’economia dell’intera isola;
  • salvaguardare l’integrità del mercato unico dell’UE, insieme a tutte le garanzie che offre in termini di tutela dei consumatori, salute pubblica e degli animali o lotta contro la frode e il traffico di esseri umani;
  • mantenere l’Irlanda del Nord nel territorio doganale del Regno Unito in modo che possa beneficiare di futuri accordi di libero scambio (ALS) che il Regno Unito concluderà con paesi terzi.

Dunque, mentre l’Irlanda del Nord continuerà a seguire le regole comunitarie, il resto del Regno Unito smetterà di farlo a partire dal 1° gennaio 2021, data di entrata in vigore del protocollo e dell’uscita definitiva del Regno Unito dall’Unione.
Per soddisfare i requisiti dell’UE, quindi, saranno necessari alcuni controlli sulle merci che entrano nell’Irlanda del Nord dalla Gran Bretagna (Inghilterra, Scozia e Galles), creando un confine normativo e doganale nel Mare d’Irlanda.

La violazione dell’accordo con l’UE.

Come anticipato, questo accordo non è stato rispettato dal Regno Unito, che approva una legge sul mercato interno non in linea con il contesto giuridico appena presentato.
Secondo questa legge il Regno Unito sarebbe autorizzato a cancellare i controlli doganali preventivi su tutti i beni che dal paese vanno in Irlanda del Nord (e viceversa), istituiti nell’ottica di proteggere l’integrità del mercato unico europeo. L’obiettivo di questa legge è quello, invece, di tutelare la tenuta interna del Regno Unito e proteggere la propria unione doganale attraverso questa proposta di legge, qualora l’accordo con l’Ue non dovesse andare a buon fine.

Quale è la reazione dell’Unione Europea?

L’Ue accusa il Regno Unito di aver rotto unilateralmente i patti, infrangendo l’obbligo, che è uno dei cardini del diritto internazionale, a negoziare e a raggiungere gli accordi in buona fede.
Per ora la Commissione europea si è limitata a mandare una lettera al governo britannico ma si tratta, in ogni caso, di un primo passo della procedura di infrazione (di cui avevamo già parlato nella delicata questione relativa all’Ungheria) che potrebbe poi portare all’apertura di un caso legale davanti alla Corte europea di Giustizia.
Londra ha tempo fino alla fine di novembre per dare una risposta alla missiva della Commissione.
Nel frattempo, continueranno i negoziati, ma di deve tener conto anche della possibilità di una Brexit senza accordo, cioè un’uscita traumatica della Gran Bretagna dal mercato unico.

 

Fonti per approfondire: 

 

Riferimenti nei testi Zanichelli:

  • Monti-Faenza, Res publica 4ed, pp. 85-106
  • Ronchetti, Diritto ed economia politica 4ed, vol. 3, pp. 12-22

 

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