La descrizione oggettiva e soggettiva: Donna al tramonto di Friedrich
Per comprendere bene un’opera d’arte dobbiamo innanzitutto imparare ad analizzarla. Dobbiamo saper descrivere la scena raffigurata (il soggetto), dobbiamo capire come è stata rappresentata, con quali colori, con quale tecnica, e in che modo è realizzato lo spazio (lo stile), e poi dobbiamo spiegare cosa voleva comunicare l’autore con quell’opera (il significato).
Questo tipo di analisi è una descrizione oggettiva, cioè basata su elementi presenti nell’opera o comunque noti attraverso le spiegazioni date dal libro o dall’insegnante.
Ognuno di noi, però, può fare anche una descrizione soggettiva (cioè personale) raccontando le proprie impressioni, le emozioni che prova davanti a quell’immagine e persino ciò che riesce a immaginare riguardo la scena rappresentata.
Facciamo un esempio con il quadro “Donna al tramonto del sole” (1818) del pittore Caspar David Friedrich (1774-1840).
DESCRIZIONE OGGETTIVA
Una donna (forse Carolina, la moglie del pittore) è ferma davanti al tramonto in un paesaggio scuro con lievi colline. È vista di schiena mentre gli ultimi raggi del sole, appena visibili sullo sfondo, circondano la sua figura posta al centro del quadro. È vestita con un lungo abito dell’epoca e ha le braccia leggermente aperte per lo stupore. Il cielo davanti a lei ha una sfumatura di toni caldi che vanno dal giallo dell’orizzonte al tono bruno della parte superiore. Ma tutta la scena è avvolta dalla stessa luce calda e dorata del cielo.
La profondità è ottenuta attraverso la tecnica della prospettiva aerea, cioè la colorazione sempre più chiara delle montagne più lontane.
Il dipinto è una tipica opera del Romanticismo (corrente artistica alla quale apparteneva Friedrich), sia per la scelta di raffigurare un paesaggio solenne e solitario, sia per il confronto con la figura umana che ammira quella vastità.
Friedrich era molto religioso. Per questo motivo il dipinto rappresenta la meraviglia provata dagli esseri umani di fronte alla grandiosità della natura e del creato, segno tangibile della presenza divina.
DESCRIZIONE SOGGETTIVA
Questo quadro potrebbe intitolarsi “Un tramonto meraviglioso” perché il gesto della donna, con le braccia sollevate davanti allo spettacolo del sole che sparisce dietro la collina, rende perfettamente tutto il suo stupore di fronte a quella scena. Anche senza vederla in volto possiamo immaginare che abbia gli occhi spalancati e un sorriso gioioso sul volto. Forse stava facendo una passeggiata, perché si trova sul terriccio di un sentiero, ed è stata colta di sorpresa. È come se il pittore, dietro di lei, si sia fermato qualche passo indietro per raffigurare, in quel preciso istante, la donna e il paesaggio.
Probabilmente è primavera, oppure autunno. Di sicuro il paesaggio, anche se all’ombra, è coperto da prati verdi e la donna non ha un mantello per coprirsi. L’aria deve essere tiepida e senza vento.
Ma tra poco sarà buio, e la donna non può restare ancora a lungo sul sentiero di campagna. Si è fermata per poco, per godere dello spettacolo. Ma, spariti gli ultimi raggi, si avvierà rapidamente verso casa, portandosi addosso la dolcezza di una così bella serata.
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Come hai visto i due testi, pur basati sulla stessa opera, la raccontano in due modi diversi: il primo, analitico, indaga il dipinto negli aspetti che gli sono propri; il secondo, più individuale, esprime le nostre impressioni davanti all’opera. Il primo testo probabilmente sarà simile per tutti gli studenti, mentre il secondo potrebbe portare a racconti anche molto diversi tra loro.
Ma questo aspetto è proprio il bello dell’arte! La sua capacità di tirar fuori ad ognuno di noi un po’ della nostra vita e della nostra fantasia.
Adesso prova tu. Scegli un’opera del libro di storia dell’arte e prova a raccontarla con una breve descrizione oggettiva e una soggettiva. Ti consiglio di usare un dipinto che si presti bene a essere interpretato anche in modo personale, per esempio “Vecchia che frigge le uova” (1618) di Diego Velazquez (pag. 274), oppure “Il bar delle Folies Bergère” (1881) di Édouard Manet (pag. 355) o “I giocatori di carte” (1898) di Paul Cézanne (pag 370).
grazie, spero che mi capiti questo per l’esame