Conosci le tre Grazie di Thorvaldsen?
Sono sempre loro: Aglaia, Eufrosine e Talia. Tre sorelle, figlie di Zeus, che simboleggiano amore, bellezza e armonia.
Le conosciamo soprattutto nella versione dipinta di Sandro Botticelli, che le ha inserite nella Primavera, e in quella scultorea realizzata da Antonio Canova.
Ma c’è un altro scultore neoclassico che si è dedicato al tema delle Tre Grazie, il danese Bertel Thorvaldsen (1770-1844). Bertel visse in Italia per oltre quarant’anni (tanto che cambiò il suo nome in Alberto), studiò a lungo l’arte greca e romana e le opere del collega Canova. Per questo le sue sculture ci sembrano familiari: trattano temi che conosciamo e parlano lo stesso linguaggio dell’arte classica, anche se in una forma ancora più perfetta e idealizzata.
Questo, ad esempio, è un bassorilievo con Amore e Psiche. Lo stesso tema trattato da Canova ma con una composizione diversa.
Questo invece è il suo celebre Ganimede, il bellissimo giovane rapito da Zeus (sotto forma di aquila) per portarlo sull’Olimpo e farlo diventare coppiere degli dei (cioè colui che versava la bevanda detta “ambrosia”).
Anche stavolta riprende modelli antichi, come questo bassorilievo romano.
Per le Tre Grazie, però, Thorvaldsen non imita il modello antico con le fanciulle in fila e quella al centro vista di dietro, come in questo gruppo scultoreo.
Decide invece di riprendere la composizione di Canova con la ragazza centrale di fronte e quelle laterali di fianco, abbracciate tra loro. Ma a queste aggiunge anche Cupido che suona la lira ai loro piedi.
Dopo questa versione realizzata tra il 1820 e il 1823 ne realizza un’altra nel 1842. C’è sempre Cupido, che è figlio di Venere, dea della quale le Grazie sono servitrici. Stavolta le fanciulle tengono in mano una delle frecce di Cupido osservandone con attenzione la punta. Il tema dunque è l’amore, quello che il piccolo dio alato poteva far scoccare lanciando proprio quelle frecce.
Evidentemente le Grazie dovevano piacere molto a Thorvaldsen perché tra la prima e la seconda versione del gruppo scultoreo realizza due bassorilievi in marmo dove le fanciulle sono sempre in compagnia di Cupido.
In questo del 1831 hanno preso le frecce con tutta la faretra (il contenitore cilindrico) e hanno legato il dio dell’amore a un albero con una ghirlanda di rose.
In quest’altro, realizzato nel 1836 per la tomba del pittore Andrea Appiani, le Grazie si consolano per la morte dell’artista ascoltando la musica suonata da Cupido.
In questo caso sembra riprendere le antiche Grazie greche, con la figura centrale vista di spalle. Ma anche variando le posizioni delle figure, rimane sempre evidente lo stile neoclassico: le figure sono perfette, armoniose, eleganti.
Adesso tocca a te. Osserva con attenzione le immagini e cerca le differenze tra le versioni delle Grazie di Thorvaldsen e quella di Canova, poi, a gruppi di tre, provate a mettere in scena le varie sculture. Fate attenzione alla posizione del corpo, alla rotazione del busto e della testa, alle braccia e alle mani.
Riuscirete a essere abbastanza neoclassici?