La Divina Commedia disegnata da Blake e Doré
Oggi, 25 marzo, è Dantedì.
Come dite? È mercoledì? Certo, ma è anche Dantedì, cioè il giorno di Dante.
È stata scelta proprio la giornata di oggi perché, secondo gli studiosi, l’autore della Divina Commedia avrebbe cominciato il suo viaggio attraverso l’Inferno, il Purgatorio e il Paradiso proprio il 25 marzo. Solo che era l’anno 1300…
Per ricordare il racconto di quella lunga traversata ci faremo guidare da due grandi artisti del passato che hanno saputo tradurre in immagini, ognuno secondo il suo stile, le parole e i pensieri di Dante. Sto parlando dell’inglese William Blake (1757-1827) e del francese Gustave Doré (1832-1883). Il primo ha dipinto tra il 1824 e il 1827 ben 102 acquerelli con immagini visionarie e colorate. Il secondo ha realizzato circa 300 incisioni, altrettanto suggestive, pubblicate nel 1861.
Ecco l’inizio, quando Dante si ritrova in una selva oscura, dopo che “la diritta via era smarrita“. Il poeta parla probabilmente di un luogo simbolico, un’allegoria del male e del peccato. Ma per gli artisti la serva oscura è un bosco tenebroso dove, più avanti, Dante incontra il poeta latino Virgilio.
Blake lo rappresenta con una scena dai toni azzurri, Doré con un una serie di alberi spogli in controluce davanti a un orizzonte luminoso.
Il terzo canto si apre con le parole scritte sulla porta dell’Inferno, dove Dante e Virgilio stanno per entrare: “Per me si va ne la città dolente, / per me si va ne l’etterno dolore, / per me si va tra la perduta gente […] Lasciate ogne speranza, voi ch’intrate“.
Anche in questo caso Blake ci mostra una vista ravvicinata di quel varco mentre Doré preferisce una spaventosa scena panoramica.
Poco dopo saranno sulla riva dell’Acheronte, il primo fiume infernale, là dove le anime dannate aspettano che Caronte le traghetti dall’altro lato. Non sarà una piacevole gita in barca perché “Caron dimonio, con occhi di bragia / loro accennando, tutte le raccoglie; / batte col remo qualunque s’adagia“.
Poco più avanti Dante e Virgilio incontreranno Minosse, il guardiano infernale che stabilisce in quale girone mandare i dannati avvolgendo la coda in base al numero del cerchio.
Ma cosa significa questa storia dei cerchi? Ebbene, secondo Dante l’Inferno è un luogo a forma di imbuto con una serie di gradoni circolari sempre più piccoli. Sul fondo sta Lucifero, cioè il Diavolo. Più grave è il peccato commesso, maggiore (e più profondo) sarà il numero del cerchio. Per capirlo meglio guardiamo questa sezione realizzata alla fine del Quattrocento da Sandro Botticelli.
Nel Quinto Canto (Dante ne ha scritti 100: 1 per il proemio, 33 per l’Inferno, 33 per il Purgatorio e 33 per il Paradiso) Dante e Virgilio fanno uno degli incontri più celebri della Divina Commedia, quello con Paolo e Francesca. I due amanti sono puniti per essersi lasciati travolgere da un amore proibito, in quanto Francesca era sposata con il fratello di Paolo, Gianciotto. Questi, scoperta la relazione tra i due, li uccide entrambi con la sua spada.
Le anime dei due dannati fluttuano nella tempesta, come la tempesta amorosa da cui si sono lasciati vincere in vita.
Francesca racconta a Dante di quell’amore impossibile da vivere ma anche impossibile da rifiutare con i famosi versi “Amor, ch’a nullo amato amar perdona, / mi prese del costui piacer sì forte, / che, come vedi, ancor non m’abbandona“.
E Dante, per l’intensa commozione, sviene: “Mentre che l’uno spirto questo disse, / l’altro piangëa; sì che di pietade / io venni men così com’io morisse. / E caddi come corpo morto cade“.
Più avanti Dante e Virgilio raggiungono lo Stige, un altro fiume infernale dove gli iracondi, cioè coloro che si lasciano vincere dalla rabbia, lottano furiosamente tra loro immersi nel pantano.
Strane le punizioni di questi peccatori! Ma nella concezione di Dante rispondono alla legge del contrappasso: la pena riproduce la colpa commessa per analogia o per contrasto. Gli assassini, ad esempio, sono immersi in un fiume di sangue bollente (in analogia con il sangue che hanno versato) mentre i golosi sono immersi in un fango maleodorante (in contrasto con l’abbondanza e il lusso di cui si sono circondati in vita).
Alcune pene sono quasi buffe, come quella riservata ai simonìaci, cioè coloro che hanno venduto sacramenti e cariche ecclesiastiche. Questi sono sepolti a testa in giù con i piedi tormentati dalle fiamme.
Gustave Dorè, che ha realizzato molte più illustrazioni di Blake, ha raffigurato tutte le altre pene infernali con la stessa potenza visiva di un film.
Ma andiamo avanti. Dopo l’Inferno, Dante e Virgilio affrontano il Purgatorio. Stavolta la forma è quella di una montagna che i due si apprestano a scalare.
Verso la fine del viaggio nel Purgatorio Dante incontra Beatrice, la donna da lui amata che lo guiderà nel Paradiso.
Da questo momento le immagini si fanno sempre più leggere e luminose: sono visioni celestiali che raffigurano la gloria divina. Nel Paradiso Dante e Beatrice incontrano angeli e santi, come in questa scena.
Purtroppo le illustrazioni di Blake non sono complete per cui per la parte finale ci affidiamo solo al racconto di Gustave Doré.
Nonostante il suo linguaggio in bianco e nero si presti bene alle scene più drammatiche, nel Paradiso riesce a utilizzarlo per dare il senso dell’immensità e della leggerezza delle schiere di angeli in volo.
Ed è sua la rappresentazione più evocativa del Paradiso che sia mai stata immaginata: un vortice di angeli splendenti che culmina nella luce più grande ed eterna, quella con cui Dante simboleggia Dio.
Davanti a questa scena Dante non ha più parole per descrivere ciò che vede e si lascia semplicemente avvolgere da quella luce: “A l’alta fantasia qui mancò possa; / ma già volgeva il mio disio e ’l velle, / sì come rota ch’igualmente è mossa, / l’amor che move il sole e l’altre stelle”.
Con queste parole si conclude il viaggio di Dante. E si conclude anche il nostro, con una certezza: se un poema è capace di ispirare immagini così avvincenti non può che essere un capolavoro!
È stato un viaggio fantastico
Bellissimo viaggio.
Grazie per aver ripreso a postare per il blog di Artemondo.
Arrivederci.