Cos’hanno in comune il Tempio di Canova e il Pantheon?
Amore e Psiche, Paolina Borghese, le Tre Grazie. Queste sono le opere che vengono in mente quando si parla dello scultore neoclassico Antonio Canova (1757-1822).
In genere non ricordiamo i tanti dipinti e ancora meno la sua grande opera architettonica realizzata a Possagno (TV), suo paese natale.
Eppure non passa inosservata: si tratta di una grande chiesa che l’artista ha voluto donare ai suoi concittadini, realizzata tra il 1804 e il 1832.
Il Tempio (così è stato chiamato da Canova questo edificio) si presenta esternamente come un corpo cilindrico coperto da una cupola preceduto da un ingresso con due file di otto colonne e un timpano triangolare.
Vi ricorda qualcosa?
Ma sì, è molto simile al Pantheon, l’antico tempio romano del II secolo d.C. voluto dall’imperatore Adriano. Stessa composizione di volumi: un pronao ottàstilo e una rotonda con cupola.
Ma guardando con attenzione emergono anche le differenze. A parte quel parallelepipedo che sporge dietro il timpano del Pantheon, le colonne dei due edifici sono di stili diversi: corinzie quelle del monumento romano, doriche quelle del tempio canoviano.
Somigliano a quelle di un altro edificio famoso: il Partenone di Atene (V sec. a.C.). Stesso fusto con scanalature e senza base, stesso capitello con echino e abaco, stesso fregio con triglifi e metope.
Queste citazioni di edifici antichi non devono stupirci: Canova, da perfetto artista neoclassico, sceglie volontariamente di imitare l’arte greca e romana. In queste trova la massima espressione di bellezza ed equilibrio.
Ma il Neoclassicismo non è una semplice ripresa dell’arte classica. Si distingue da questa per l’aspetto più sobrio e per l’assenza di colore. Basta confrontare gli interni del Pantheon con quelli del tempio di Canova per rendersene conto: la stessa pianta produce due ambienti diversi.
La cupola del Pantheon presenta cinque file di ventotto cassettoni (in origine riempiti con un fiore di bronzo) mentre le pareti, divise in due livelli da una cornice, sono rivestite da marmi colorati e arricchite da nicchie, colonne ed edicole (piccole cappelle sporgenti dalla parete).
La cupola del tempio di Canova, invece, presenta sette file di trentadue cassettoni (più numerosi e quindi più piccoli di quelli del Pantheon) ma le pareti, interrotte da grandi nicchie semicircolari e rivestite di pietra grigia, presentano un solo livello e non mostrano particolari decorazioni.
Tuttavia le due aule hanno proporzioni identiche: entrambe possono contenere perfettamente una sfera perché il diametro della base è uguale all’altezza.
Infine, entrambi gli edifici conservano le tombe di uomini illustri: nel Pantheon, fra i tanti, c’è quella del pittore Raffaello; nel tempio canoviano è sepolto proprio Antonio Canova, tra due autoritratti.
Ma il suo corpo non è integro. Essendo un artista tanto amato anche a Venezia, i suoi seguaci ne vollero dei “pezzi”, tuttora conservati in quella città. Ed è così che la sua mano è all’Accademia e il suo cuore nella chiesa dei Frari.