Una primavera fascinosa
Quando è arrivato l’inverno abbiamo visto le quattro stagioni secondo Claude Monet. Adesso che è il turno della primavera (quest’anno entrata il 20 marzo) scopriamo un altro artista che si è dedicato con passione alla rappresentazione delle stagioni, il ceco Alphonse Mucha (1860-1939).
A differenza di Monet, che non ha mai dipinto una serie specifica sulle stagioni ma decine di paesaggi osservati in diversi momenti dell’anno, Mucha realizza diverse sequenze con le quattro stagioni personificate da figure femminili.
La prima serie è del 1896. I nomi delle stagioni sono scritti in francese sotto la figura (eté è l’estate, printemps la primavera, automne l’autunno e hiver l’inverno).
Osserviamo da vicino la Primavera. È una fanciulla dai lunghi capelli biondi, veste una larga tunica bianca quasi trasparente e sembra suonare un’arpa realizzata con un ramo curvato e con i suoi stessi capelli. È circondata dai fiori e tanti ne porta attorno alla testa. Cinque uccellini ascoltano la sua musica e forse anche il canto. Dietro di lei si intravede il tronco maestoso di un grande albero.
Analizzato il soggetto passiamo allo stile: Mucha è un artista dell’Art Nouveau (anche se lui non si riconosceva in questo movimento dell’inizio del ‘900). Si trovano in lui gli elementi tipici di questo stile come la ricerca di eleganza, la predilezione per le forme vegetali e per la linea curva e l’interesse per la figura femminile.
Mucha, in particolare, usa una linea di contorno molto spessa, mentre le linee interne al soggetto (come i tratti del volto) sono più sottili. Questo, assieme all’uso di un chiaroscuro poco accentuato rende le immagini particolarmente leggere e quasi bidimensionali.
Anche la sua tavolozza è molto delicata: i colori pastello accentuano la raffinatezza della figura.
L’eleganza della donna è infine rafforzata dall’uso di linee curve e sinuose per la posizione del corpo, per i capelli e per il ramo che tiene tra le mani.
Per completare l’analisi cerchiamo di capire il significato, il senso che l’arte aveva per Mucha. L’idea di personificare un concetto astronomico e climatico come le stagioni non è una sua invenzione. Ma è nuova l’idea di creare uno stato d’animo proprio per ogni stagione: per lui la primavera esprime innocenza, l’estate passione, l’autunno generosità e l’inverno una fredda timidezza. Tutti insieme riescono a raccontare l’armonioso ciclo della natura.
Mucha vedeva così nell’arte un modo per esprimere emozioni attraverso i colori e le pose delle figure femminili.
Il successo delle sue Stagioni fu tale che negli anni successivi ne realizzò altre due versioni. Nel 1897 realizza una nuova litografia a colori (un tipo di stampa che permette la realizzazione di infinite copie uguali all’originale).
Osserviamo la primavera. Questa volta non suona più l’arpa e i fiori sono solo quelli che spuntano in un paesaggio ancora freddo. Lo stile è sempre lo stesso, con i colori chiari e delicati, la linea di contorno spessa e la composizione basata su un’ampia linea curva. La ragazza sembra gioire per il risveglio della natura.
La terza serie è del 1900. Qui le quattro donne hanno pose più composte e meno flessuose. Anche le cornici sono molto più semplici.
La primavera (la seconda figura) è la più solenne. Ha uno sguardo deciso e un atteggiamento seducente. Rispetto alle primavere precedenti sembra aver cambiato carattere: dall’innocente dolcezza delle prime due al pericoloso fascino di quest’ultima versione.
Adesso tocca a te. Prova a confrontare le altre stagioni nelle varie versioni proposte da Mucha. Osserva se cambia la scena, la posa della donna, i colori usati e l’emozione trasmessa. Quale versione preferisci delle quattro stagioni? Perché?
Dopo lavora con il tuo volto: che espressioni faresti se volessi rappresentare le quattro stagioni? Quale emozione ti suggeriscono l’inverno, la primavera, l’estate e l’autunno?