Le api nell’arte
Anche stavolta approfittiamo di una giornata mondiale per scegliere l’argomento di questo articolo. Quella di oggi, 20 maggio, è dedicata alle api. Sì, avete capito bene, stiamo parlando proprio di quegli insetti che conosciamo tutti ma la cui sopravvivenza è ormai fortemente a rischio a causa dei pesticidi e dei cambiamenti climatici. Eppure le api sono fondamentali per l’impollinazione delle piante e dunque per la nostra alimentazione.
L’importanza delle api era già conosciuta dai popoli più antichi che si cibavano del loro miele, unica sostanza zuccherina conosciuta. Le prime raffigurazioni delle api risalgono addirittura all’arte egizia. La sagoma di un’ape vista di profilo era usata come segno dei geroglifici.
Nel mondo greco le api erano allevate con cura e il miele era presente in numerose ricette. Una grande ape, simbolo di Artemide, compare sulla moneta della città di Èfeso.
Ma è nel Medioevo che si moltiplicano le immagini delle api. Non come singoli insetti ma assieme all’alveare impagliato a forma di cupola.
Non sono api molto realistiche, alcune sembrano dei piccoli missili, altre hanno dimensioni gigantesche. D’altra parte sappiamo che nel bestiario medievale non era importante essere precisi…
Possiamo osservare api più somiglianti a quelle vere in trattati di tipo scientifico come il Tacuinum sanitatis, un manuale che raccoglie le proprietà mediche dei cibi.
Da altre immagini scopriamo anche quali fossero i peggiori nemici degli apicoltori: gli orsi!
Per trovare le api nell’opera di un artista noto bisogna aspettare il tedesco Albrecht Dürer che nel 1514 disegna una scena molto buffa: il piccolo Cupido cerca di rubare il miele da un alveare ma viene inseguito da una sciame di api sotto lo sguardo divertito della madre Venere.
Nel Seicento le api sono rappresentate di nuovo senza alveare in una curiosa placca di bronzo sul piedistallo della statua equestre di Ferdinando I de’ Medici. Siamo a Firenze tra il 1602 e il 1607 e l’opera è di Giambologna e del suo allievo Pietro Tacca.
Le api sono disposte in cerchi concentrici attorno all’ape regina, a simboleggiare i fiorentini laboriosi al servizio del Granducato di Toscana. I fiorentini le chiamano “le api che non si contano” perché secondo la leggenda sarebbe impossibile riuscire a contarle tutte senza perdere mai il conto.
In gruppi di tre l’ape compare nello stemma della famiglia Barberini, quella a cui appartiene papa Urbano VIII. Nei loro palazzi romani, però, è possibile trovarle anche da sole.
Lo scultore e architetto Gian Lorenzo Bernini realizza per loro persino la Fontana delle api, a Roma, nel 1644. È una piccola vasca a forma di conchiglia aperta dove le tre api dei Barberini sembrano abbeverarsi.
Nel Seicento le api compaiono anche nei dipinti di nature morte, un genere pittorico che in quel secolo stava trovando una grande diffusione. Il fiammingo Jan van Kessel il vecchio, specializzato proprio in fiori e insetti, ne inserisce tante nelle sue opere. In questa del 1653, un ramo di rosmarino fiorito è circondato da dodici insetti diversi tra i quali una grossa ape (o un bombo).
Nel Settecento è il turno di una pittrice olandese, Rachel Ruysch, anche lei specializzata in fiori circondati da insetti, come Rosa con scarabeo e ape del 1741.
Dopo questi esempi le api sembrano sparite dal mondo dell’arte. I Romantici dell’Ottocento sono troppo presi dai paesaggi immensi per occuparsi di animaletti così piccoli. Gli Impressionisti cercano di dipingere i fiori con poche pennellate: impossibile raffigurare un’ape con quella tecnica. E così via anche per la pittura del Novecento.
Solo negli ultimi anni le api sono tornate alla ribalta. In un modo che non potevamo immaginare: nei grandi murali sulle pareti delle città. Spesso si tratta di dipinti che vogliono sensibilizzare l’opinione pubblica sul rischio di estinzione delle api. Come questi di Louis Masai Michel e del suo progetto “Save the bees” (salviamo le api).
A Manchester, in Inghilterra, dove le api sono il simbolo di una città laboriosa, questi insetti sono stati dipinti sui muri per ricordare le vittime di un attentato terroristico del 2017. Dunque l’ape come simbolo di resistenza, di tenacia e di coraggio.
In questo caso l’ape è stilizzata come un logo. E tanti sono oggi i marchi che hanno per simbolo un’ape.
Perché non provate a creare anche voi un marchio con il disegno di un’ape? Cercate di semplificarla il più possibile. Fino a quando è ancora riconoscibile?
È meglio farla secondo una vista simmetrica o da un punto di vista laterale? È necessario usare il giallo e il nero? Ragionate su queste domande e create il vostro logo.