Il gatto nella storia dell’arte
Anche stavolta celebriamo una giornata speciale. Quella di ieri, 17 febbraio, dichiarata nel 1990 “giornata nazionale del gatto“. Eh sì, anche i gatti hanno la loro festa. Perché, nonostante il loro carattere indipendente, sono da sempre amici degli uomini.
È per questo che i gatti compaiono fin dalle origini della storia dell’arte: gli Egizi li adoravano come divinità, li imbalsamavano alla loro morte e soprattutto li rappresentavano con delle bellissime sculture.
Per i Greci e i Romani, invece, il gatto non aveva un significato sacro e dunque veniva raffigurato in modo meno solenne e più naturale. In questo mosaico romano, ad esempio, il gatto è stato rappresentato mentre afferra una pernice.
Nel Medioevo il gatto assume forme più strane (come abbiamo visto per tutti gli animali del “bestiario“) e spesso fa cose davvero buffe! In particolare sembra che amasse molto suonare strumenti musicali.
Naturalmente il gatto nel Medioevo fa anche le solite cose da gatto: cacciare topi o leccarsi la pelliccia.
Nel Rinascimento (XV secolo) il gatto non è mai il protagonista di un dipinto. Ma se ne possono trovare tanti, anche nelle scene sacre. In questo San Girolamo nello studio di Antonello da Messina ce n’è uno accoccolato in un angolo. La sua presenza ha un significato simbolico: rappresenta l’inganno.
Nei disegni di Leonardo da Vinci il gatto ha pose più complesse. Ma quelli, per Leonardo, sono degli studi. Gli servivano a conoscere meglio questo animale, le sue pose, le sue articolazioni.
In questa Annunciazione di Lorenzo Lotto, invece, un gattino fugge spaventato all’arrivo dell’Arcangelo Gabriele nella stanza di Maria.
In età barocca il gatto ha più spazio nell’arte, ma a volte è un po’ maltrattato, altre volte combina guai.
Nell’Ottocento finalmente il gatto diventa l’unico soggetto del quadro. Non come animale sacro o simbolico, ma per la sua eleganza mista a tenerezza, come questo di Pierre-Auguste Renoir che dorme acciambellato.
Qualcuno ha dipinto tutta la famiglia di gatti che teneva in casa, come i 42 esemplari della moglie del pittore Carl Kahler.
La pittrice Suzanne Valadon, invece, ne ha raffigurato uno per volta, specialmente il suo amato Raminou, un bel micio dal pelo rosso.
Anche nell’arte del Novecento i gatti hanno trovato il loro spazio, con tutta la loro dolce morbidezza.
E ai nostri giorni? Beh, si può dire che il loro successo è stato definitivo. Il web e i social sono invasi da immagini di gatti, specialmente fotografie. Questi, ad esempio, sono i miei cuccioli…
Vuoi aggiungere anche il tuo a questa collezione? Allora prendi il libro Artemondo volume B, a pagina 53, e segui le istruzioni per realizzare un gatto con la matita e il chiaroscuro a scarabocchio.
Se vuoi cambiare posa per il tuo gatto, puoi imitare anche una di queste.
Disegna il chiaroscuro senza fretta e vedrai che bel micione!